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Da Ue ok al piano Juncker. Renzi, è primo passo

Presidente della Commissione, "fiducia in premier". Merkel frena

Redazione ANSA

BRUXELLES - L'Europa segna un nuovo traguardo sulla strada della crescita e dà il via libera al piano di investimenti di Jean Claude Juncker. Un "primo passo, non certo l'ultimo, ma buono" secondo il premier Matteo Renzi, soddisfatto del riferimento alla flessibilità che "per la prima volta" l'Europa lega agli investimenti, nero su bianco. E nonostante i margini per la spesa non si allarghino di molto, perché la Germania agita il moloch del Patto di stabilità e ribadisce che non si cambia, l'Europa può andare avanti con quello che anche per il presidente della Bce Mario Draghi è un passo avanti importante per ridare fiducia nell'Eurozona.

 

Il piano Juncker crea un nuovo fondo per gli investimenti strategici (Efsi) con lo scopo di mobilitare 315 miliardi di euro nel 2015-2017. I Paesi possono contribuire, anche se finora nessuno si è impegnato a farlo, perché tutti vogliono prima vedere i dettagli (soprattutto il tipo di progetti che saranno finanziati) e la Commissione li presenterà a gennaio. Ma se volessero contribuire, la Ue "prende nota della posizione favorevole" indicata dalla Commissione verso i contributi dei Paesi, "necessariamente in linea con la flessibilità" esistente, chiarisce il testo di conclusioni del vertice europeo, frutto di un compromesso tra Paesi più rigidi e quelli che cercano un'applicazione più morbida delle regole. Qualcuno, spiega Renzi, voleva addirittura togliere il riferimento alla flessibilità.

 

Juncker circoscrive ancora di più quel riferimento: si applica solo se, a causa del contributo al piano, un Paese si ritrovasse in violazione del Patto. Ovvero: se un Paese già lo viola per altri motivi, questo non impedirebbe alla Commissione di aprire una procedura, come le regole prevedono. I contributi nazionali al fondo previsto dal piano Juncker "devono avvenire nell'ambito delle regole del Patto di stabilità, con la flessibilità prevista", sottolinea Angela Merkel nella conferenza stampa alla conclusione del vertice europeo. La Bce, spiega Draghi, "accoglie con favore il piano Juncker" che può "contribuire ad aumentare la fiducia nella zona euro" e può essere "molto efficace" a tre condizioni: attuazione rapida, investimenti con elevato ritorno e opportunità per spingere le riforme strutturali.

 

Per l'Italia il vertice degli investimenti è anche l'occasione del confronto tra Renzi e Juncker, dopo il rinvio a marzo della valutazione dei conti pubblici italiani. In conferenza stampa congiunta, perché l'ultima del semestre di presidenza italiano, Juncker esprime la "piena fiducia" nel premier Matteo Renzi, "certo che non mi deluderà". Il presidente della Commissione spiega quindi che non sorveglia Renzi, che dal Governo ha ricevuto una lettera con gli impegni su conti e riforme, che il confronto è in corso e "a marzo vedremo la posizione che prendiamo". Nemmeno Renzi si sente sotto esame: "L'esame sarà nel 2018 quando torneremo alle elezioni, con la cadenza di tutti i paesi normali", spiega, specificando che "siamo sempre sotto esame, e credo che gli esami per i politici siano gli esami più belli".

 

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