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Piano Atene slitta a domani. Berlino preme, sia plausibile

Piano Atene slitta a domani. Berlino preme, sia plausibile

Moscovici,non c'è piano B. Eurogruppo aspetta giudizio ex-troika

BRUXELLES, 23 febbraio 2015, 20:49

Redazione ANSA

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Ci lavorano freneticamente ad Atene e Bruxelles, ma il governo di Alexis Tsipras non riesce a rispettare il termine concordato venerdì all' Eurogruppo. Slitta a domani - quando mancheranno solo quattro giorni al 28 febbraio - la presentazione della lista di riforme che la Grecia aveva promesso di inviare entro la mezzanotte di oggi a Bruxelles, Francoforte e Washington, ovvero a Commissione, Bce e Fmi. Per l'Eurogruppo, che domani attenderà il giudizio della troika scomparsa solo sulla carta prima di avviare una consultazione telematica, la lista è la condizione indispensabile per concedere il prolungamento dei prestiti per quattro mesi e con esso anche il tempo chiesto da Atene per trovare il compromesso tra le promesse fatte in campagna elettorale e la realtà degli impegni vincolanti.

Da Berlino, in attesa che l'elenco veda la luce, il portavoce di Wolfgang Schaeuble torna ad insistere: "La lista di Atene deve essere coerente e plausibile". E, come monito a chi pensasse che con l'accordo di venerdì il più fosse stato fatto, sottolinea che "approvare un nuovo programma di aiuti non sarebbe cosa da poco". Tra le misure che il governo Tsipras metterebbe sulla lista, secondo fonti europee: una severa lotta contro la corruzione e l'evasione fiscale, la riforma della burocrazia, interventi sui debiti della pubblica amministrazione verso le aziende ed il nodo dei crediti deteriorati delle banche. Secondo la Bild, il governo punterebbe anche a contrastare il contrabbando di benzina e sigarette e vorrebbe imporre una patrimoniale da 2,5 miliardi sui contribuenti più ricchi.

Per essere sicuri che la lista sia "plausibile", sulla bozza finiscono per lavorare insieme tanto i tecnici di Atene quanto quelli di Bruxelles ("siamo in stretto contatto" dice la portavoce della Commissione). Intanto Jean Claude Juncker, in una intervista al settimanale economico tedesco Wirtschaftswoche, avverte il governo Tsipras - già in difficoltà per la contestazione della sinistra interna - che è meglio accantonare la proposta di aumento del salario minimo a 751 euro al mese: se lo facesse, "in Europa ci sarebbero sei paesi con un salrio minimo inferiore", tra cui Spagna e Slovacchia.

Ma per la Commissione "non esiste un piano B" che preveda l'ipotesi di uscita della Grecia dall'euro. E' lo stesso Pierre Moscovici a ribadirlo, parlando a France 2: "Non solo non la studio ma vieto anche che venga studiata". Quanto sia difficile l'esercizio di equilibrismo, il Commissario francese lo spiega sottolineando che "da una parte dobbiamo considerare il programma del governo greco altrimenti c'è negazione della democrazia, dall'altra gli impegni assunti dalla Grecia rispetto ai suoi partner, in particolare il Fondo Monetario Internazionale". Ma, sottolineando che "non è questione di cancellare il debito greco", ricorda che "una soluzione equilibrata è necessaria" perché la Grecia "è in una situazione di estrema povertà" e rischia una "crisi umanitaria".

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