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Procreazione: Consiglio d'Europa, chiuso caso legge 40

Ora Italia rispetta criteri sentenza Corte su caso Costa Pavan

Redazione ANSA STRASBURGO

STRASBURGO - L'Italia ha messo in regola la legge 40 con quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti nella sentenza Costa Pavan sull'accesso alla procreazione medicalmente assistita e la diagnosi preimpianto per le coppie affette o portatrici sane di malattie geneticamente trasmissibili. Lo ha stabilito il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che ha deciso di chiudere il monitoraggio sull'Italia, apertosi dopo che la Corte di Strasburgo aveva condannato il nostro Paese per aver violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata dei coniugi Costa Pavan, affetti da fibrosi cistica, a causa dell'"incoerenza del sistema legislativo in materia di diagnosi preimpianto".

L'incoerenza, sottolineavano i giudici, era dovuta al fatto che mentre con la legge 40 si vietava l'impianto dei soli embrioni non affetti dalla malattia dei genitori, gli stessi erano autorizzati a ricorrere all'aborto se il feto fosse risultato affetto dalla patologia.

Nel chiudere il fascicolo il comitato dei ministri afferma che l'Italia non rischia più di incorrere in una simile violazione dopo che con la sentenza del 14 maggio 2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 1 e 2, e dell'articolo 4, comma 1, della legge 40, nella parte in cui non consentono il ricorso alle tecniche di procreazione assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, rispondenti ai criteri di gravità previsti dalla legge 194 sull'aborto (art. 6, comma 1, lettera b), accertate da apposite strutture pubbliche.

Il comitato dei ministri nota che la sentenza della Corte Costituzionale "ha dato alle coppie affette o portatrici sane di malattie geneticamente trasmissibili l'accesso alla procreazione medicalmente assistita con previa diagnosi preimpianto, e che questo accesso è effettivo, visto che le procedure mediche in questione sono condotte in varie strutture pubbliche e private".

Il Comitato dei ministri ritiene inoltre che l'Italia ha anche provveduto a rimediare alla violazione dei diritti della coppia Costa Pavan che, dopo la sentenza di Strasburgo, ha fatto ricorso al tribunale di Roma, che il 23 settembre 2013 ha ingiunto all'azienda sanitaria locale di intraprendere le necessarie procedure mediche per garantire alla coppia di accedere alla procreazione medicalmente assistita con una diagnosi preimpianto.

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