STRASBURGO - "'Xenofobia istituzionalizzata': è la sola definizione che si può dare alla politica del governo di Viktor Orban su migranti e rifugiati" afferma Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, in un editoriale pubblicato dal New York Times. "L'allontanamento dell'Ungheria dalla protezione dei diritti umani e dallo stato di diritto non è una novità, ma è sull'immigrazione che il distacco è più evidente" scrive Muiznieks, facendo riferimento alla legge entrata in vigore a luglio che permette "l'espulsione sommaria di migranti intercettati entro le 5 miglia dal confine" e il reclutamento da parte della polizia di 3mila persone per quelle che sono chiamate "le unità d'azione dei cacciatori di confine".
Questi sviluppi "preoccupanti" sono avvenuti durante "una campagna per demonizzare i rifugiati orchestrata dal governo dal 2015, e che ha raggiunto nuove vette in preparazione del referendum del 2 ottobre" afferma Muiznieks. "Sfortunatamente l'Europa conosce altre campagne anti migranti cosi oltraggiose, ma mentre in altri Paesi a farle sono partiti come la Lega Nord, il Front National o lo Ukip che sfruttano i messaggi xenofobi, in Ungheria è il governo" afferma Muiznieks.
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