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Buste di plastica, braccio di ferro tra istituzioni Ue

Buste di plastica, braccio di ferro tra istituzioni Ue

Relatrice Pe annuncia accordo su nuove norme, Commissione nega

BRUXELLES, 18 novembre 2014, 20:53

Redazione ANSA

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Brusca battuta d'arresto per la nuova normativa Ue che limita l'uso delle buste di plastica più leggere, quelle più facilmente destinate all'usa e getta. Una priorità per il semestre di presidenza italiano, da chiudere con un accordo politico entro dicembre. Quello che si prospetta invece è un vero e proprio braccio di ferro fra le istituzioni europee: al round finale dei negoziati un accordo di principio fra Europarlamento e Consiglio Ue sembra sia stato raggiunto, ma la Commissione europea non sarebbe dello stesso avviso. "La presidenza italiana e' riuscita ad avere un Consiglio unito per una soluzione ambiziosa, con la quale avremo misure vincolanti che ridurranno in maniera importante l'uso delle buste di plastica" aveva annunciato in mattinata l'eurodeputata danese Margrete Auken, dopo l'ultima riunione dei negoziati con Commissione europea e Consiglio Ue, il cosiddetto 'trilogo'. Le tanto controverse nuove regole prevedono l'obbligo per gli Stati membri di scegliere se attuare una o entrambe le opzioni: imporre un prezzo ai sacchetti di spessore inferiore a 0,05 millimetri entro la fine del 2017, oppure di scegliere il target di riduzione, cioe' un consumo di 90 sacchetti pro capite entro il 2019 e di 40 pro capite entro il 2025. Il nuovo esecutivo targato Juncker però non ci sta. "Un accordo non è stato ancora raggiunto: la Commissione prende nota del risultato del trilogo di ieri" hanno riferito fonti della Commissione Ue. "Domani il vicepresidente Frans Timmermans e il commissario europeo all'ambiente, Karmenu Vella, ne informeranno il collegio e poi Timmermans verrà in sala stampa per rendere noti i risultati della discussione e su come procedere" hanno aggiunto le stesse fonti. Il problema è che la Commissione europea comincia a muoversi tardi, dopo svariate riunioni tecniche e tre incontri di negoziato del 'trilogo', in cui Europarlamento e Consiglio Ue il compromesso l'hanno raggiunto.

L'impressione insomma è che l'esecutivo Ue contasse più su una disfatta che non su un accordo fra i due co-legislatori e fosse pronto a ritirare la proposta del precedente esecutivo. Quello che si va delineando è un paradosso a livello istituzionale, visto che, dopo aver presentato la proposta, il ruolo della Commissione europea sarebbe quello di 'facilitatore' di un compromesso, non certo di 'frenatore'. Facendo retromarcia poi mette in gioco la continuità amministrativa, rispettata invece dal nuovo Europarlamento.

In attesa di conoscere le prossime 'mosse' della squadra di Juncker, quel che è chiaro è che il vento in materia ambientale a Bruxelles è cambiato.

La riunione dei rappresentanti dei 28 Stati membri intanto è fissata per venerdì prossimo. La possibilità di far passare le nuove regole senza l'ok della Commissione Ue esiste: servirebbe un voto all'unanimità del Consiglio e poi quello dell' Europarlamento sullo stesso testo. Una prova delicata per la presidenza italiana, su un dossier che potrebbe avere un impatto su una procedura d'infrazione ancora aperta.

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