I paesi Ue sono divisi sulle
misure da prendere contro la Xylella, il batterio killer degli
ulivi della Puglia, e rischia così di slittare la loro adozione
inizialmente preventivata per fine aprile. È quanto emerso dalla
riunione del Comitato permanente sulla salute delle piante,
secondo quanto si apprende da fonti comunitarie. Paesi come
Francia, Spagna e Grecia spingono per misure precauzionali più
radicali, mentre l'Italia frena. Tra i nodi in discussione, la
dimensione della zona di contenimento, le piante ospiti da
eradicare oltre agli ulivi, e i limiti al movimento di piante
vive. Bruxelles preme per "strette misure precauzionali",
spiegano le fonti. Primo, l'eradicazione delle piante infette e
sintomatiche ("sacrifichiamo il 10% di piante malate per poter
salvare il 90% che sono ancora sane"), con una differenziazione
degli interventi tra le zone a Nord di Lecce, più radicali, e a
Sud, più leggeri e selettivi. Poi, la creazione di una zona
cuscinetto di contenimento, la cui estensione è oggetto di
discussione. A questo si aggiunge l'ampliamento della lista
delle specie ospiti suscettibili d'infezione, altro punto
controverso, che potrebbe passare dalle attuali 9 a circa un
centinaio sino a prove scientifiche che dimostrino il contrario.
E nelle zone oggetto di eradicazioni,
non potranno essere immediatamente ripiantate le specie
sensibili alla Xylella. C'è poi, altro nodo, il divieto assoluto
di movimento di piante vive tranne su specifica autorizzazione
delle autorità italiane e purché ne sia garantita la
tracciabilità, e un giro di vite anche nei confronti di quelle
provenienti dai paesi terzi.
Al momento, riferiscono le fonti comunitarie, "non c'è una
maggioranza qualificata" necessaria tra i 28 per il via libera
alle misure, e "servono ancora negoziati prima di arrivare a una
decisione". I test di patogenicità sono tuttora in corso e
Bruxelles aspetta i risultati delle analisi italiane, nonché
l'ulteriore parere dell'Efsa. Secondo i dati in possesso della
Commissione è la Xylella ad aver causato l'arrivo di alcuni
funghi e poi la morte delle piante e non il contrario, come
sostenuto da alcune associazioni, a cui sono però state chieste
le prove scientifiche. "Si sa poco sulla Xylella - riconoscono
le fonti - siamo aperti a qualsiasi contributo per trovare
soluzioni" e "pronti a tenerne conto nelle nostre valutazioni",
ma "dobbiamo basare le nostre decisioni su fatti, cifre e
scienza".
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