Il progetto, che dura 4 anni, punta a creare una vera e propria filiera di 'bio-economia' in Sardegna, che coinvolge gli agricoltori locali per ottenere la materia prima (semi, biomassa e radici) e trarre l'olio necessario a produrre bioplastiche, cosmetici, biolubrificanti e bioerbicidi, ma anche proteine utili per i mangimi animali. Un obiettivo, quest'ultimo, che consentirebbe di ridurre l'enorme quantità di soia importata a questo scopo dall'Europa. Il progetto di Novamont ha un grande potenziale in altre aree con gli stessi problemi della Sardegna, che soffre del problema della desertificazione e l'abbandono di almeno 70mila ettari. Con una possibile ricaduta in termini di occupazione. "La stima è che ogni mille tonnellate di bioplastiche prodotte si creino 60 posti di lavoro", ha spiegato Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont. (ANSA)
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