Un grido di allarme per gli
effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo, lanciato dal
documentario No Country Alone, e la presentazione di un
progetto, ClimaSouth, che vuole accompagnare i paesi rivieraschi
del Nord Africa e del Medio Oriente nell'implementazione delle
politiche necessarie per contrastare gli effetti del
riscaldamento del pianeta. Il Parlamento Ue ha ospitato un
evento, promosso dall'eurodeputato del PD Antonio Panzeri, che
ha posto gli sviluppi degli accordi della Cop 21 nel
Mediterraneo al centro del dibattito politico.
"Uno degli aspetti sottovalutati del cambiamento climatico",
ha affermato Panzeri, "sono le sue conseguenze sociali, la crisi
siriana, per esempio ha le sue radici nella crisi agricola
precedente al 2011". "32,4 milioni di persone - ha aggiunto -
hanno dovuto abbandonare le loro case per calamità naturali: il
cambiamento climatico ha effetti diretti sui fenomeni
migratori".
Per contrastare il riscaldamento del pianeta, il progetto
ClimaSouth, finanziato dalla Commissione Ue, "punta a mettere in
atto politiche di sviluppo economico", ha spiegato il direttore
Bernardo Sala, tramite azioni di "capacity building" e di
sostegno alle istituzioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia,
Egitto, Palestina, Israele, Giordania e Libano. "Senza un taglio
delle emissioni - ha aggiunto Sala - non saremo in grado di
assicurare un futuro ai nostri figli".
"Gli accordi di Parigi", ha sottolineato Elina Bardram, capo
Unità della DG Clima della Commissione Ue, "rappresentano un
passo molto importante, un nuovo capitolo, il passaggio da
azione di pochi paesi ad un'azione globale". In questo contesto,
ha aggiunto, "ClimaSouth ha un ruolo molto importante: mostrare
come la cooperazione può essere efficace nella pratica per
raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti".
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