Sembra ancora lunga però la strada per arrivare al punto in cui la Ue decida di considerare anche gli investimenti nazionali fuori dal calcolo di deficit e debito. "E' un processo che si è aperto grazie alla nostra presidenza e chge adesso deve continuare", spiega Gozi che indica un percorso a tappe fino a giugno con cui "verrà organizzata una nuova e migliore governance economica": prima con la comunicazione della Commissione sulla flessibilità "all'inizio del nuovo anno", poi col vertice straordinario di febbraio sulla proposta legislativa per il piano di investimenti, quindi tra marzo e giugno si dovrà - secondo Gozi - "discutere la revisione formale della strategia Europa 2020" mentre "in giugno avremo la presentazione da parte di Juncker, Draghi, Dijsselbloem e Tusk del nuovo rapporto sulla governance". Quest'ultimo documento, riprenderà i temi del primo rapporto dei quattro presidente presentato nel 2012, in cui si parlava di unione bancaria, unione economica, unione dei bilanci e unione politica. "E' stato realizzato per un quarto (l'unione bancaria, ndr)" osserva Gozi aggiungendo che "per tre quarti il lavoro è ancora da fare".
E l'Italia in questo percorso "continuerà a porre il tema della flessibilità" inteso come "concretizzazione di quello che diciamo". "Non possiamo pensare di gestire l'euro in base ad una logica aritmetica. Dobbiamo passare ad una logica di politica economica" specifica il sottosegretario agli affari europei. "Significa applicare la maggiore flessibilità laddove c'è l'accordo comune che si tratta di spesa per investimenti e c'è una valutazione comune dell'importanza, della credibilità e dell'efficacia dei processi di riforma strutturale a livello nazionale".
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