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Migranti: da Parlamento Ue primo via libera a riforma Dublino

Migranti: da Parlamento Ue primo via libera a riforma Dublino

Tajani e Pittella: ora tocca al Consiglio fare la sua parte

19 ottobre 2017, 16:01

Redazione ANSA

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Migranti: da Parlamento Ue primo via libera a riforma Dublino - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - La commissione libertà civili del Parlamento europeo ha dato il primo via libera alla modifica del regolamento di Dublino firmata dalla relatrice svedese Cecilia Wikström. Il testo è passato con 43 sì e 16 no. Novità principale della misura è l'abolizione del principio del Paese di primo ingresso e l'introduzione di un sistema automatico e permanente di ricollocamenti in tutti i Paesi dell'Ue. La posizione del Parlamento andrà tuttavia negoziata con il Consiglio, che ancora non ha una posizione comune. Contrari Lega e Movimento Cinque Stelle.

 

"Un voto fondamentale per l'asilo Ue solidale". Così in un tweet il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha commentato l'approvazione da parte della commissione libertà civili del testo per la riforma del diritto d'asilo. "Oggi chiedo agli stati membri di fare presto la loro parte", ha poi aggiunto, ricordando che il Consiglio Ue deve ancora trovare un accordo per la revisione di Dublino.

 

"La palla ora è nel campo del consiglio e li esortiamo ad agire in modo che possiamo finalizzare queste proposte", è stato il commento del capogruppo socialista al Parlamento europeo Gianni Pittella dopo l'approvazione in commissione libertà civili della riforma del regolamento di Dublino.

 

Il voto di oggi è "il tassello forse più importante per il completamento di un sistema comune di asilo basato sulla solidarietà e la condivisione delle responsabilità tra tutti gli Stati membri. Con le modifiche apportate in commissione LIBE essenzialmente basate su emendamenti di ispirazione del gruppo S&D, abbiamo eliminato quella che da sempre è considerata la stortura del sistema, la responsabilità del Paese di primo ingresso. Lo ha detto l'europarlamentare Cécile Kyenge (Pd) in merito al voto del Pe sulla riforma del regolamento di Dublino. "L'Italia in questi anni ha compiuto uno sforzo straordinario per far fronte al dovere di tutelare la vita delle centinaia di migliaia di persone che hanno attraversato il Mediterraneo. Il sistema attuale ha fatto sì che in questi ultimi anni solo 6 Stati Membri su 28 hanno fatto fronte a quasi l'80% di tutte le richieste d'asilo presentate nell'UE. Tutto questo doveva cambiare. Una battaglia - osserva Kyenge - che mi ha vista impegnata in prima linea a sostenere un nuovo approccio al fenomeno dell'immigrazione".

 

"La riforma del Regolamento di Dublino III voluta dalla Commissione non migliorerà la situazione dell'Italia, che si troverà ad essere, oltre a Paese di approdo, anche hub di smistamento degli immigrati diretti in Europa. Un testo lacunoso - non si parla di clandestini e di rimpatri, i veri problemi - che lascia all'Italia l'esame di prima istanza di tutte le richieste d'asilo e che basa la ripartizione di tutte le quote di immigrati tra gli Stati membri su un sistema fallimentare come quello dei ricollocamenti. L'entusiasmo con cui l'establishment europeo sta accompagnando questo voto - oltre che ingiustificato, perché i tempi della riforma saranno ancora lunghi - è totalmente fuori luogo: oggi Bruxelles ha reso ancora più debole il nostro Paese". Così l'europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana, componente della Commissione Libe, che questa mattina ha votato contro la riforma. "Spiace - sottolinea Fontana - che il Parlamento europeo abbia perso l'occasione di accogliere i nostri emendamenti migliorativi, volti a cambiare la politica sui rifugiati: devono essere creati campi profughi limitrofi alle zone di guerra e protetti dalle organizzazioni internazionali o dall'Unione europea e qui devono essere esaminate le richieste d'asilo".

 

"Ci lavoriamo da anni e oggi ci siamo riusciti: la commissione Libertà civili del Parlamento europeo ha approvato la riforma del regolamento di Dublino per abolire la responsabilità del Paese di primo approdo, che scarica sui Paesi costieri tutti gli oneri dell'emergenza immigrazione, e per introdurre una meccanismo di ricollocazione automatico e permanente." Lo afferma la capo delegazione del PD al Parlamento Europeo, Patrizia Toia. "Di fatto - continua l'esponente dem - oggi il Parlamento ha votato per abbattere il "muro di Dublino", quello che separa i Paesi del Nord da quelli del Sud, esposti alle ondate migratorie." "Il risultato di oggi - ricorda Toia- è il frutto di un lungo e intenso lavoro del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo , che hanno raccolto una larghissima maggioranza, e del Governo italiano". "Mi ha colpito - rileva l'europarlamentare Pd - l'assoluta indeterminatezza dei parlamentari 5 Stelle di fronte a una questione così urgente per tutti gli italiani: hanno votato contro il progetto di riforma, pur avendo votato a favore di quasi tutti gli emendamenti di compromesso. Ora- conclude Tioa - -tocca ai governi degli Stati membri dire che tipo di Europa vogliono, quella senza muri interni o quella del filo spinato di Orban".

 

"Non c'è nulla da festeggiare, nel testo della riforma di Dublino c'è scritto l'esatto contrario di quanto Forza Italia e Pd stanno raccontando agli italiani. Si tratta di un vergognoso passo indietro, non viene introdotto un meccanismo automatico per i ricollocamenti e, anzi, tutti i migranti economici resteranno dove arrivano: in Italia". E' quanto afferma Laura Ferrara, eurodeputata M5S, in merito al via libera della commissione libertà civili del Parlamento europeo alla modifica del regolamento di Dublino. "Invece di snellire e velocizzare - afferma -, le nuove procedure pongono a carico del primo Paese di ingresso ulteriori responsabilità e nuovi oneri economici. I migranti economici resteranno in Italia e sappiamo quanto sia difficile rimpatriarli in assenza di accordi bilaterali. Così come resteranno in Italia i migranti ritenuti, a seguito di verifiche, potenzialmente pericolosi. Insomma, ulteriori responsabilità che Pd e Forza Italia non possono ignorare".

 

 

 

 

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