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Ue contro chiusura frontiere. Per Ankara 'porte aperte'

Ma passano solo i feriti. Presidenza Olanda, Grecia va aiutata

Redazione ANSA AMSTERDAM
(ANSA) - AMSTERDAM, 6 FEB - Pressione sulla Turchia perchéßfaccia la sua parte per ridurre il flusso dei migranti verso l'Europa e tenga aperti i valichi verso Aleppo, che Ankara sostiene di non aver mai chiuso ma attorno ai quali si accalcano decine di migliaia di siriani in fuga che è invece "imperativo umanitario" proteggere. Cambio di rotta verso la Grecia, che soprattutto il gruppo di Visegrad vorrebbe isolare da Schengen aiutando la Macedonia a blindare il confine e che invece deve ricevere dai paesi europei "l'aiuto che hanno promesso" anche perché, come fa notare il ministro degli esteri olandese Bert Koenders a nome della presidenza Ue di turno, la Grecia "ha visto arrivare un flusso che nessun paese europeo avrebbe potuto gestire da solo". Si intrecciano tutte le dimensioni della crisi geopolitica che investe l'Europa, nella seconda giornata della riunione informale dei ministri degli esteri europei ad Amsterdam, cui partecipano anche i paesi candidati all'ingresso nella Ue (Turchia, Serbia, Macedonia, Albania e Montenegro). E qui spicca la contraddizione del turco Mevlut Cavusoglu, che ai colleghi non comunica la chiusura (tanto meno la riapertura) della frontiera, mentre con la stampa sostiene che la Turchia "continua la politica delle porte aperte per la gente che fugge dalle aggressioni del regime e dai bombardamenti russi", sostiene che "sono stati accolte cinquemila persone ed altre 50mila lo saranno" e sollecita che vengano fermati "Russia e Iran che sostengono il regime di Assad". Dal terreno però le ong umanitarie riferiscono che i turchi al varco di Bab al-Salam lasciano passare solo pochi feriti siriani. Ora che i 28 hanno formalizzato il finanziamento del fondo da tre miliardi di euro per la Turchia, Ankara "ha annunciato qualche iniziativa, ma bisogna dire che per ora i flussi verso la Grecia non si sono ridotti" osserva Paolo Gentiloni mentre Federica Mogherini scandisce che "c'è il dovere morale e legale del 'non respingimento' di chi ha bisogno di protezione internazionale" osservando che "il supporto della Ue alla Turchia serve proprio per garantire che la Turchia abbia le risorse per proteggere i rifugiati".

Per l'Italia c'è da "scongiurare il rischio delle chiusure di frontiere a catena". "Provocherebbero - dice il ministro degli esteri italiano - un effetto domino che rischierebbe di mettere in discussione addirittura l' architettura di Schengen". Di fronte alle tentazioni di isolare la Grecia, che fonti governative di Atene legano anche all'orientamento di destra e centrodestra dei governi che le sostengono, la 'ministra degli esteri' europea Federica Mogherini sottolinea che la chiusura delle frontiere "non è una soluzione". Non foss'altro perché a nessuno sfugge che sigillare la frontiera greca con Macedonia e Bulgaria, avrebbe solo l'effetto di dirottare il flusso attraverso l'Albania verso la già sperimentata rotta verso l'Italia.

Mogherini infatti ricorda che le iniziative bilaterali non portano da nessuna parte: "O abbiamo soluzioni comuni o non abbiamo alcuna soluzione". E mette l'accento sulle promesse (finora) mancate dei governi: "E' necessario mettere pienamente in atto le decisioni interne ed esterne già preso lo scorso anno" tanto per la rotta balcanica quanto per quella meridionale dei migranti.

E' però il rapporto con la Turchia, il nodo politico principale che emerge ad Amsterdam. La chiusura dei valichi verso Aleppo negata dalla Turchia, alimenta il sospetto - viene detto nei corridoi del 'Gymnich' ad Amsterdam - che Ankara stia in realtà cercando di realizzare in altra forma la 'zona cuscinetto' dal lato siriano che Usa ed Europa hanno sempre respinto. Affollare l'area con decine di migliaia di profughi avrebbe anche l'effetto di non saldare le aree sotto controllo curdo. (ANSA).

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