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Giustizia: C.d'Europa, in Italia 532 giorni per sentenza

'Situazione preoccupante', ai primi posti anche per arretrato

Redazione ANSA STRASBURGO
(ANSA) - STRASBURGO, 6 OTT - Situazione preoccupante, critica, da monitorare attentamente. Sono i termini riferiti all'Italia usati nel capitolo dedicato a efficienza e qualità dei tribunali e dei procuratori che chiude l'ultimo rapporto del Cepej, organo del Consiglio d'Europa, che ogni 2 anni fotografa il funzionamento dei sistemi giudiziari dei paesi membri dell'organizzazione paneuropea. A preoccupare il Cepej sono innanzitutto i tempi per arrivare a chiudere milioni di cause accumulate nell'arretrato dei tribunali di primo grado. Il Cepej ha calcolato che ai ritmi di lavoro del 2014, per un contenzioso civile o commerciale occorreranno 532 giorni per avere una sentenza. A Malta 536, in Bosnia 603, in Slovacchia 524, in Andorra 460, contro una media europea di 237 giorni.

Il rapporto del Consiglio d'Europa, pieno di dettagli, è un po' datato, visto che è costruito sui dati del 2014. Ma è, assicurano gli esperti, l'immagine più recente e completa che è possibile avere del sistema giustizia dell'insieme dei paesi del Consiglio d'Europa. La situazione dell'Italia non migliora quando si scompone il contenzioso civile e commerciale nelle tre categorie prese in esame: divorzi non consensuali (oltre 600 giorni), cause di lavoro (oltre i 400), e fallimenti (2.710, quasi 7 anni e mezzo). Né migliora quando si guarda l'arretrato dell'intero contenzioso civile e commerciale: 2.758.091 cause.

Siamo il paese con il numero più alto in assoluto, seguiti dalla Francia che ne ha 1.571.438. La Cepej raccomanda "attento monitoraggio" anche sul fronte dei processi penali, perché accumuliamo arretrato che sta aumentando. Inoltre desta ancora più preoccupazione la durata dei processi che formano l'arretrato: 386 giorni, un tempo ritenuto inaccettabile, e il più alto registrato. Ma nel rapporto si sottolinea che la situazione dell'Italia deve essere considerata alla luce del fatto che i crimini severi costituiscono più dell'85% dei reati penali che arrivano davanti ai giudici italiani.(ANSA).

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