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Ricerca: Giannini, serve più connessione con integrazione Ue

Prats Monné, sfruttare appieno programma Horizon

Redazione ANSA TRENTO
(ANSA) - TRENTO, 18 NOV - "C'è bisogno di una più stretta connessione tra la conoscenza e il processo d'integrazione europea". Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione e della ricerca, Stefania Giannini, nel suo intervento di apertura, stamani a Trento, dei due giorni della conferenza Empowernment of the next generation of researchers (Promuovere i talenti, far crescere l'eccellenza), organizzata da Miur e Provincia autonoma di Trento nel capoluogo trentino oggi e domani.

"Ogni volta che abbiamo avuto una crisi - ha detto Giannini - la conoscenza dei nostri ricercatori ci ha aiutato a superarla e il dopoguerra ne è un esempio. Le politiche come quelle della Marie Curie Actions hanno dunque una chiara importanza nelle politiche europee. Credo che la competitività abbia bisogno di una ricerca sempre più forte e di sistemi di istruzione più omogenei. Nell'Unione europea possiamo contare sulla più ampia comunità di ricercatori al mondo: si tratta di un milione e seicentomila persone, una grossa massa critica di cervelli, che fa una grossa differenza anche per l'eccellenza, che ho potuto constatare proprio tra i candidati alle Marie Curie Actions. I ricercatori negli Stati Uniti sono 1,5 milioni e 1,3 milioni nei cosiddetti Paesi emergenti. La cerimonia di oggi di premiazione dei vincitori del Marie Curie è un segnale importante da parte della Commissione europea, ma un ringraziamento occasionale nei oro confronti non è sufficiente: deve essere riconosciuto il lavoro di tutti i giorni".

"Ritengo ci siano delle responsabilità politiche - ha aggiunto il ministro - a partire da procedure più trasparenti e accessibili per i finanziamenti. Servono sistemi di ricerca nazionali più efficienti e anche parlare di quality spending, così come u maggiore collegamento tra pubblico e privato, con l'industria. Servono sistemi di reclutamento che si basino su procedure di merito standard, infine integrare ricerca e istruzione, per sfruttare l'innovazione portata dalla ricerca.

Come presidente a rotazione della Commissione specifica ho trovato consenso tra i colleghi sulla necessità di accelerare questi processi". Giannini ha poi puntato l'attenzione sulla mobilità dei ricercatori, portando ad esempio Fabiola Gianotti, i suoi studi in Italia, le esperienze in Usa e il ritorno in Europa, che di recente l'ha portata a diventare direttore generale del Cern, prima donna con questo ruolo. Il ministro ha sottolineato in tal senso la necessità di promuovere l'uguaglianza fra i generi. Ha infine evidenziato come mobilità non debba essere intesa solo come "geografica, ma anche tra pubblico e industria, un settore che nei 28 Paesi dell'Ue - ha detto vede impegnato solo il 30% dei ricercatori".

In apertura del convegno anche l'impegno di continuare a lavorare per valorizzare i talenti dei giovani ricercatori da parte del vicario del rettore dell'Università di Trento, ma anche di Xavier Prats Monné, direttore generale per l'istruzione e la cultura della commissione europea, e dell'assessore provinciale a università e ricerca, Sara Ferrari.

"Quella che si svolge a Trento non è una conferenza come tutte le altre perché questa è la prima volta che ci riuniamo da quando il programma ha iniziato la sua nuova fase di sette anni, che andrà fino al 2020. Vogliamo vedere quindi come sfruttarlo pienamente, come far sì che tutte le potenzialità che esso racchiude si possano esprimere adeguatamente". Ad affermarlo, a proposi è stato il direttore generale del Direttorato europeo per l'educazione e la cultura, Xavier Prats Monnè, stamani a Trento nella prima delle due giornate della conferenza "Empowerment of the Next Generation of Researchers - Promoting talents, spreading excellence", che ha visto assegnare i premi Marie Curie per la comunicazione della scienza.

"L'entusiasmo è tanto - ha spiegato - basti pensare che il tasso di candidati è fra 7 e 9 volte più altro di quello che possiamo finanziare. In sette anni, il programma Horizon coinvolgerà almeno 65.000 ricercatori. Al centro dei programmi Marie Curie è la mobilità. Lo scopo è quindi far circolare idee e intelligenze, portando - ciascuna realtà - i propri ricercatori all'estero, attirandone degli altri nel proprio territorio e nei propri istituti, oppure ancora, favorendo il rientro a casa di ricercatori che hanno maturato una significativa esperienza altrove, perché possano mettere le loro competenze al servizio del proprio paese o del proprio territorio. Ma questo non basta: è necessario accrescere anche il dialogo fra ricerca e società. L'obiettivo, insomma, non è solo la mobilità: è anche l'innovazione del sistema della ricerca nel suo complesso".(ANSA).

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