L'agenzia Ue che gestisce tra l'altro l'osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e che ha la sua base ad Alicante, in Spagna, ha valutato anche l'impatto del fenomeno delle contraffazioni sull'indotto. Dalla somma degli effetti negativi sugli operatori 'legittimi' e sulle attività ad essi collegate risulta quindi che, per la sola Italia, il danno annuo in termini di minori vendite raddoppia arrivando a sfiorare i nove miliardi di euro, mentre in termini occupazionali si passa da 50 a 80 mila posti di lavoro in meno. Nell'insieme dei 28 si arriva a minori vendite per 43,3 miliardi e alla perdita di oltre mezzo milione di posti di lavoro.
C'è poi, sottolinea Uami nel suo rapporto, l'effetto negativo dei falsi sugli introiti fiscali e previdenziali, poichè l'industria della contraffazione non paga nè le tasse sui ricavi, nè l'Iva, nè tanto meno i contributi ai lavoratori in nero: il tutto per circa otto miliardi di euro di entrate che non arrivano nelle casse pubbliche europee.
In Italia il fenomeno ha le dimensioni maggiori rispetto agli altri otto Paesi selezionato dall'indagine Uami per il loro 'peso specifico' nel campo dell'abbigliamento. In Spagna, che si colloca alle spalle dell'Italia, gli effetti diretti delle contraffazioni causano ogni anno minori vendite stimate in 4,1 miliardi che diventano 3,6 in Gran Bretagna, 3,53 in Germania, 3,52 in Francia, 953 milioni in in Grecia, 452 milioni in Portogallo, 143 in Romania e 56 in Bulgaria.
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