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10 anni dopo Costituzione abortita,ultima chance Ue

10 anni dopo Costituzione abortita,ultima chance Ue

Indebolita da allargamento e crisi, con Juncker attende riscatto

BRUXELLES, 26 ottobre 2014, 18:02

Redazione ANSA

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Era una giornata piuttosto uggiosa a Roma quando il 29 ottobre 2004, nella sala degli Orazi e dei Curiazi al Campidoglio, venne firmata la Costituzione europea.

Un testo che, al di fuori della carta, non vide in realtà mai la luce, seppellito dopo poco più di sei mesi dal 'non' francese e dal 'nee' olandese dei referendum popolari. Dieci anni e due Commissioni Barroso dopo, con un allargamento non ancora assorbito sino in fondo e la crisi economica più devastante della sua storia contemporanea che ha riaperto le porte ai populismi, l'Europa si trova di fronte alla sua ultima chance. E affida il suo riscatto, cercando quel salto di qualità da entità economica a una vera e propria costruzione socio-politica, al mandato della nuova Commissione Ue guidata da Jean-Claude Juncker. "Sarà quella dell'ultima opportunità" per l'Ue, ha riconosciuto, o piuttosto avvertito, lo stesso ex premier lussemburghese e unico sopravvissuto a Maastricht e anche a quello che si rivelò il fallimento della firma di Roma: "O riusciamo a riavvicinare i cittadini o sarà un fiasco totale".

Lungo e difficoltoso era già stato il cammino per arrivare al Campidoglio, quando sotto la regia degli allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e premier Silvio Berlusconi, tutti i leader Ue giunsero a Roma per quella che sembrava la nuova svolta epocale del sogno europeo, dopo i Trattati di Roma del 1957 che sancirono la nascita della Comunità economica europea. Era infatti dalla Conferenza intergovernativa di Nizza del 2000 che i paesi europei cercavano un'intesa per riunire da una parte tutto il corpus legislativo europeo e dall'altro dotare l'Europa di una marcia in più, rendendola finalmente un'entità coerente al suo interno e più potente per far sentire la sua voce sulla scena mondiale. I lavori furono lunghi e complessi, e dovettero passare dalla convocazione della Convenzione europea nel febbraio 2002, guidata dall'ex presidente francese Valéry Giscard d'Estaing con Giuliano Amato e il belga Jean-Luc Dehaene alla vicepresidenza, attraverso tre presidenze Ue, tra cui l'italiana sotto premierato di Berlusconi. Allora erano capi di stato e di governo Chirac per la Francia, Schroeder per la Germania, Blair per la Gran Bretagna e per la Spagna Zapatero, che aveva da poco raccolto il testimone da Aznar. Barroso stava per iniziare il suo primo mandato alla Commissione e Prodi stava concludendo il suo. La crisi non aveva ancora colpito ma il malessere nei confronti dell'Europa stava già montando. Il voto negativo dei francesi e degli olandesi, due dei paesi fondatori dell'Ue, alla costituzione europea arrivò come una doccia fredda a metà 2005.

La sfida lanciata allora dal messaggio dei cittadini - non siamo contro l'Europa ma non vogliamo 'questa' Europa - non è ancora stata raccolta oggi, come hanno dimostrato le elezioni europee di maggio in cui quasi un terzo dei voti è andato a partiti euroscettici o populisti. Allo spettro dell' 'idraulico polacco' con l'allargamento a Est a 10 paesi nel 2004, poi Bulgaria e Romania nel 2007 e Croazia nel 2013, nel 2008 si è aggiunta la crisi. Entrato in vigore il Trattato di Lisbona a fine 2009, la versione 'light' dell'abortita costituzione europea ha fatto i suoi primi passi proprio nel bel mezzo della tempesta economica, sociale e politica peggiore dal 1929. La figura del presidente stabile dell'Ue e dell'Alto rappresentante per la politica estera, i poteri rafforzati dell'Europarlamento e nuove competenze comunitarie sono finiti appiattiti sulle misure economiche 'lacrime e sangue' imposte ai Paesi. "Voglio un'Europa più sociale e vicina ai cittadini", ha promesso Juncker. Resta però un trauma il ricordo di quel 29 ottobre 2004 e l'idea di riaprire il vaso di Pandora dei Trattati Ue.(ANSA)

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