La mozione andrà in discussione e poi al voto nella plenaria che comincia lunedì prossimo a Strasburgo. Visti i numeri della grande coalizione pro-Juncker con popolari socialisti e liberali, è improbabile che passi. Ma lo scandalo LuxLeaks ha suscitato forti mal di pancia nel Parlamento. La settimana scorsa la Sinistra Unitaria della Gue aveva cercato di raccogliere le firme per una sua analoga iniziativa, ma si era fermata a quota 34. Verosimile che al momento del voto anche la sinistra possa dire 'no' al lussemburghese sulla mozione della destra. Senza contare che, sia al momento della fiducia a Juncker a luglio sia nel voto all'intera Commissione a ottobre, almeno una ventina di socialisti aveva già detto 'no' o si era astenuta. Ed anche tra liberali, Verdi e conservatori di Cameron non manca chi è fortemente critico.
"Lo scandalo LuxLeaks - specificano i parlamentari del M5S presentando la mozione - dimostra che Juncker nella sua vita politica ha sempre agito nell'esclusivo interesse della sua appartenenza nazionale e che ha fatto arricchire il proprio Paese alle spalle degli altri partner europei, in spregio all'Unione e allo spirito comunitario che lui spera di rappresentare". E nel testo "deplorano" che si siano persi "miliardi di euro in potenziali entrate fiscali a causa degli aggressivi schemi di elusione fiscali in Lussemburgo, stabiliti nel periodo in cui il presidente della Commissione europea Juncker è stato primo ministro del Granducato di Lussemburgo".
Ciò "lo rende direttamente responsabile delle politiche di elusione fiscale" ed è "intollerabile" che "una persona responsabile di politiche aggressive di elusione fiscale sia Presidente della Commissione europea".
La mozione di sfiducia non è una novità per il Parlamento europeo. Nella sua storia otto sono già andate al voto, tutte respinte dalla plenaria. Ma nel 1999, di fronte allo scandalo della ex premier francese Edith Cresson diventata Commissaria per la ricerca e la scuola accusata di 'nepotismo' per aver affidato l' incarico di esperto per l'Aids a un dentista francese suo amico, l'intera Commissione guidata da Jacques Santer preferì dimettersi in blocco proprio per evitare l'umiliazione del voto in aula.
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