Percorso:ANSA > Mare > Nautica e Sport > Transat Jacques Vabre,Pedote 'all'inizio un vero e proprio combattimento'

Transat Jacques Vabre,Pedote 'all'inizio un vero e proprio combattimento'

Su FenetreA Prysmian con Roux

11 novembre, 14:52
Vela Giancarlo Pedote e FenetreA Prismyan Vela Giancarlo Pedote e FenetreA Prismyan

(ANSA) - GENOVA, 6 NOV - "Sapevo che saremmo andati nella battaglia a fare un vero e proprio combattimento. Poi quando sei nel centro dell'arena di concentri soltanto nel fare le giuste scelte, nel navigare con la giusta dose di attacco e di responsabilità, per fare in modo che la barca possa continuare la regata. Sono 550 miglia, è lunga, è un quarto del giro del mondo": il toscano Gian Carlo Pedote, l'unico velista italiano in gara nella Transat Jacques Vabre, a bordo, con il francese Erwan Roux, del trimarano FenetreA Prysmian, racconta, in collegamento telefonico dall'Oceano, le emozioni della regata salpata da Le Havre, in Normandia il 25 ottobre e diretta in Brasile. I due velisti, messi a dura prova all'inizio della regata, hanno passato l'Equatore e sono entrati ora nei flussi degli Alisei meridionali che spirano da Sud-Est e navigano attualmente al comando nella classe dei Multi50, i multiscafi di 15 metri. L'inizio della regata è stato durissimo (tre tempeste in sei giorni), 16 barche su 42 fuori dai giochi: "L'emozione più forte è stata la partenza - racconta -. Perché sapevo che avremmo trovato una meteo molto difficile, che almeno 15 barche non avrebbero passato Cap Finisterre. E che sarebbe stata un po' la selezione. Ci sono alcuni inconvenienti che ti toccano come se fosse un'estrazione del superenalotto, come la barca che ha preso un container. Non lo puoi vedere ne di giorno ne di notte, sono cose fortuite". "Sono state le condizioni meteo proibitive , e non il mal di mare - precisa - a farci rallentare. La flotta degli Imoca è stata decimata. Noi abbiamo deciso di condurre la prima parte della regata molto prudentemente. E' stata una decisione strategica di non forzare all'inizio per non rompere i materiali". Pedote è alla sua quinta traversata oceanica, tre le ha fatte in solitario, una in equipaggio,e ora è in doppio. "Se sei in equipaggi - spiega - hai il tempo di soffermarti ad ammirare un tramonto, un' alba, un cielo stellato. Ma in doppio no. Quando uno guida e l'altro riposa. Ci si alterna in turni serrati. Gli aspetti emozionali vengono messi da parte per mancanza di tempo. Sei immerso in una bolla di pura competizione, puro sport. Siamo su una macchina a oltre 20 nodi (ad un certo punto, nella coda della depressione 31.6) con dei rumori pazzeschi, mangiare e dormire diventa molto complesso. A volte quando esci dal turno per riposare non riesci a chiudere gli occhi per via dei rumori assordanti, la barca salta. Non ci si riesce a rilassare". La scelta di seguire una rotta più ad ovest, attraverso il Pot au Noir (le calme equatoriali) si è rivelata vincente rispetto a chi ha deciso di passare a est per Capo Verde. "La rotta viene decisa dal un routier - spiega - un uomo a terrache è un po' il nostro angelo custode, fa la regata con noi, non dorme. Sono in due che si alternano e prendono informazioni sul meteo. Quando si decide di lavorar con un routier com'è il caso dei multiscafi, da un punto di vista strategico non ti devi preoccupare di quello che devi fare perché ti viene detto. Il nostro routier ci ha dato una porta di ingresso nel Pot au noir, che peraltro è abbastanza comune, e noi l'abbiamo rispettata". Da quasi sei anni, Pedote vive a Lorient, sull'Atlantico in Francia: "Ho fatto questa scelta per dedicarmi alla mia professione nel modo più esaustivo possibile. Ad oggi quella zona della Francia è una zona che raggruppa tutti i navigatori oceanici di qualsiasi nazione. Ci sono ragazzi dalla Nuova Zelanda, dalla Germania, dagli Stati Uniti. L'aspetto della cittadinanza si perde in una passione che accomuna tutti. Ci si sceglie per affinità, per percorsi velici". (ANSA)

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA