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Il fondo del mare in 3D a portata di tablet

Le nuove tecnologie italiane per esplorare i fondali

26 ottobre, 12:24
Il fondo del mare in 3D a portata di tablet Il fondo del mare in 3D a portata di tablet

 Un tablet da portare in fondo al mare per esplorare i relitti sommersi e l'equivalente della Google Map per immergersi negli abissi come in un videogioco: sono i nuovi strumenti per esplorare i fondali marini, frutto di una tecnologia italiana. Entrambi sono nati dal progetto Visas (Valorizzazione Integrata del Siti Archeologici Sommersi), coordinato da Fabio Bruno, dell'università della Calabria. Vi collaborano il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e le start-up 3D Research, Application e Enviroconsult.

Le nuove tecnologie sono state sperimentate in due siti archeologici: nell'Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, in Calabria, sul relitto di una nave imperiale romana e nell'Area Marina Protetta delle Egadi, dove si trova il relitto di un'altra nave romana carica di anfore. La sperimentazione ha dimostrato che i due sistemi migliorano la fruizione dei siti archeologici sommersi sia da parte dei sub ma anche per chi è a casa, che può fare una immersione virtuale dal suo pc. Quest'ultima è possibile grazie al modello tridimensionale del fondale marino che è stato ottenuto elaborando centinaia di foto subacquee e grazie a un software che, spiega Fabio Bruno "simula l'immersione, partendo dalla superficie del mare e guidando l'utente nell'esplorazione di tutte le aree del sito". Grazie alle tecniche di computer grafica, mutuate dal mondo dei videogiochi, aggiunge, lo scenario è stato arricchito "degli effetti grafici necessari per simulare le ombre, le particelle in sospensione, la torbidità, i movimenti della flora e della fauna".

Il tablet subacqueo nasce invece dall'esigenza di fornire ai sub uno strumento che permetta di osservare una mappa del fondale, conoscere la propria posizione sulla mappa e di ricevere informazioni su ciò che si osserva, in pratica l'equivalente di Google Maps ma studiato per le visite dei siti archeologici sommersi. La sfida è stata dover sviluppare un sistema di posizionamento efficace sott'acqua e i ricercatori ci sono riusciti sfruttando le onde acustiche che si propagano benissimo in acqua. I sistemi di posizionamento terrestre, come il Gps, infatti non funzionano nell'ambiente subacqueo perché il segnale proveniente dai satelliti viene attenuato dall'acqua. (ANSA).

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