(ANSAmed) - BELGRADO, 23 GEN - Il precario stato dei rapporti
tra Serbia e Montenegro dopo l'adozione da parte di Podgorica
della controversa legge sulla libertà religiosa è stato il tema
di un colloquio che i due presidenti, il serbo Aleksandar Vucic
e il montenegrino Milo Djukanovic, hanno avuto ieri sera a
Gerusalemme, dove partecipano entrambi alle cerimonie per il
75/mo anniversario della liberazione del campo di sterminio
nazista di Auschwitz. E' stato un colloquio lungo, difficile e
complesso - ha detto Vucic ai media serbi - che ha confermato la
grande distanza e la forte diversità di posizioni sul
provvedimento adottato in Montenegro, che è duramente osteggiato
da Belgrado. La legge in questione, approvata dal parlamento di
Podgorica a fine dicembre ed entrata in vigore lo scorso 8
gennaio, prevede tra l'altro la possibile confisca di chiese,
monasteri e altre proprietà della Chiesa ortodossa serba, che è
largamente maggioritaria in Montenegro, Paese che non ha una
propria Chiesa autonoma. Quasi il 30% della popolazione del
Montenegro, che ha in totale poco più di 600 mila abitanti, è di
etnia serba, e da settimane, in entrambi i Paesi, si susseguono
manifestazioni di protesta contro la nuova legge. Il Montenegro
è indipendente dal 2006, quando con un referendum si separò
pacificamente da una Unione con la Serbia. Vucic comunque ha
sottolineato che, nonostante la difficoltà del colloquio con
Djukanovic e il persistere di posizioni del tutto opposte, da
entrambe le parti c'è la chiara volontà di non arrivare allo
scontro. (ANSAmed)
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