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Montenegro:esperto, nuova legge Chiese favorisce autocefalia

Djukanovic lavora a rafforzare identità religiosa nazionale

07 gennaio, 12:57
(di Stefano Giantin) (ANSA) - BELGRADO, 7 GEN - La controversa legge sulla libertà religiosa, recentemente approvata in Montenegro e da molti avversata perché avrebbe come obiettivo voluto la Chiesa ortodossa serba, dovrebbe essere letta nel contesto di politiche più ampie delle autorità politiche montenegrine e del presidente Milo Djukanovic, che aspirano a rafforzare l'identità nazionale del Paese balcanico. Lo scrive un esperto di teologia, Davor Dzalto, in una nuova analisi di cui l'ANSA ha preso visione. Secondo Dzalto, professore di Studi cristiani orientali alla Scuola di teologia di Stoccolma, "la visione di Djukanovic del Montenegro indipendente e della nuova identità montenegrina include anche quella di una 'Chiesa montenegrina' autocefala fedele al governo". Allo stesso modo della "leadership politica ucraina, che ha fatto avanzare le strutture dell'ex Chiesa non canonica e la loro autocefalia, nella speranza che ciò rafforzasse l'identità nazionale ucraina e l'élite politica che stava sostenendo il progetto, la leadership montenegrina potrebbe dunque sperare che la promozione di un gruppo, fedele a un disegno politico e obbediente alle autorità costituite, condurrebbe al riconoscimento dell'autocefalia di quel gruppo, con risultati politici identici o simili" a quelli ucraini, ha suggerito Dzalto.

"Da qui la minaccia della confisca dei beni ecclesiastici della Chiesa" ortodossa serba, non 'lealista' verso la leadership di Podgorica, ma allo stesso tempo la più grande comunità religiosa del Paese", ha aggiunto Dzalto.

La legge, approvata alla fine del 2019 dal Parlamento montenegrino, prevede l'istituzione di un registro delle proprietà religiose. Le comunità religiose dovranno dimostrare di avere chiari diritti di proprietà sugli edifici in loro possesso, tra cui chiese e monasteri, precedenti al 1918, anno in cui il Montenegro divenne parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Secondo i critici della norma e secondo la Chiesa ortodossa serba, la legge potrebbe legittimare lo Stato ad assumere il controllo delle proprietà ecclesiastiche, uno scenario che le autorità montenegrine negano con forza. La legge sta causando massicce proteste di strada e tensioni nel Paese balcanico e oltre. Il Montenegro si è separato dalla Serbia con un referendum nel 2006.

Secondo Dzalto, la legge tuttavia riflette anche le politiche dei Paesi occidentali verso la regione balcanica, uno schema più generale, seguito anche in altre parti del mondo. "I centri politici occidentali chiudono un occhio sulla violenza, lo stile autocratico di governo e la violazione di vari diritti", purché "le élite politiche locali assicurino che gli interessi militari, economici e politici di quei centri siano protetti e fatti progredire localmente". Vi è tuttavia un ostacolo importante nei tentativi di costituire una chiesa "autocefala montenegrina" e risiede nella mancanza di sostegno da parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che sta cercando di diventare il "più alto arbitro nelle questioni ecclesiali" nel mondo ortodosso. Secondo Dzalto, "proprio come le politiche neo imperiali di determinati Stati cercano di influenzare i nazionalismi locali, allo stesso modo agisce il Patriarcato ecumenico, a proprio vantaggio. In questo caso, tuttavia, c'è consapevolezza che in questo momento non ci sono candidati credibili in Montenegro per governare una potenziale chiesa autocefala, né esiste un sostegno popolare a quel progetto ", ha concluso l'esperto. (ANSA).

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