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Papa all'Onu, da crisi costruire società più fraterna

"Condonare debito dei Paesi poveri, chiudere i paradisi fiscali"

    "La crisi attuale è un'opportunità: è un'opportunità per l'Onu, è un'opportunità per generare una società più fraterna e compassionevole". Nel suo ampio intervento in video all'Assemblea generale dell'Onu, cinque anni dopo la sua visita del settembre 2015, papa Francesco ha preso spunto diffusamente del tema della pandemia in atto anticipando anche concetti che andranno a far parte dell'enciclica in uscita tra poco più di una settimana, la "Fratelli tutti", sulla fraternità umana e l'amicizia sociale.

    Francesco, parlando in spagnolo, ha toccato numerosi aspetti, centrali nella sua riflessione, tra cui il no all'avanzare dei nazionalismi e la necessità di rafforzare il multilateralismo. 

    "Ci troviamo di fronte ad una scelta tra una delle due vie possibili: una porta al rafforzamento del multilateralismo, espressione di una rinnovata corresponsabilità mondiale, di una solidarietà fondata sulla giustizia e nel compimento della pace e l'unità della famiglia umana"; l'altra "dà preferenza ad atteggiamenti di autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento, tralasciando i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie esistenziali. E certamente sarà dannoso per l'intera comunità, causando autolesionismo verso tutti". E "il nostro mondo in conflitto ha bisogno che l'Onu diventi un laboratorio per la pace sempre più efficace".

    Francesco ha fatto appello anche a smantellare la logica della "deterrenza nucleare", mentre il progresso tecnologico, con le frontiere avanzate dell'intelligenza artificiale e della robotizzazione generalizzata, "è utile e necessario purché serva a far sì che il lavoro delle persone sia più dignitoso, più sicuro, meno gravoso e spossante". Ribadito anche il richiamo alla politica e al settore privato "ad adottare le misure adeguate a garantire l'accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati".

    E, anzi, ha chiesto che se bisogna privilegiare qualcuno, "che sia il più povero, il più vulnerabile". Il tutto nella prospettiva di andare oltre la "cultura dello scarto", che alla fine si traduce in "un attentato contro l'umanità".

    Per il Papa, le crisi umanitarie sono diventate lo 'status quo'. E, parlando di migranti, "fatto ancor più grave, in migliaia vengono intercettati in mare e rispediti con la forza in campi di detenzione dove sopportano torture e abusi. Molti sono vittime della tratta, della schiavitù sessuale o del lavoro forzato, sfruttati in compiti umilianti, senza un salario equo. Tutto ciò è intollerabile, ma oggi è una realtà che molti ignorano intenzionalmente!".

    Francesco ha inoltre rinnovato la sua richiesta di ridurre o condonare il debito che pesa nei bilanci dei più poveri.E ha esortato anche all'impegno per la chiusura dei paradisi fiscali, a prevenire l'evasione e il riciclaggio di denaro perché "questo è il momento propizio per rinnovare l'architettura internazionale".

    E sui mutamenti climatici, altro nodo cruciale del suo rivolgersi al mondo, "dobbiamo onestamente ammettere - ha sottolineato - che, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, la scarsa capacità della comunità internazionale a mantenere le promesse fatte cinque anni fa mi porta a ribadire che 'dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli'".

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