(ANSA) - ROMA, 12 MAR - "Sino a venerdì 3 aprile 2020
l'accesso alle chiese parrocchiali e non parrocchiali della
Diocesi di Roma, aperte al pubblico, e più in generale agli
edifici di culto di qualunque genere aperti al pubblico, viene
interdetto a tutti i fedeli". Lo decreta il cardinale vicario di
Roma Angelo De Donatis a seguito degli ultimi provvedimenti del
governo sull'emergenza coronavirus e del comunicato di oggi
della Presidenza della Cei.
"Rimangono accessibili solo gli oratori di comunità
stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc.),
limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne
usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con
interdizione all'accesso dei fedeli che non sono membri stabili
delle predette comunità", si legge nel decreto del card. De
Donatis. "I fedeli sono in conseguenza dispensati dall'obbligo
di soddisfare al precetto festivo", aggiunge. "Sarà cura dei
sacerdoti responsabili dell'esercizio di culto nei singoli
luoghi (Parroci, Rettori, Cappellani, ecc.) attivarsi per dar
seguito a questa disposizione, innanzitutto con la chiusura
delle aule di culto e con ogni altra iniziativa idonea allo
scopo", spiega ancora il decreto. "Ricordiamo che questa
disposizione è per il bene comune - conclude -. Accogliamo le
Parole di Gesù che ci dice 'dove sono due o tre riuniti nel mio
nome, io sono in mezzo a loro' (Mt. 18.20). In questo tempo,
ancora di più, le nostre case sono Chiese domestiche".
Il comunicato di oggi della Presidenza Cei spiegava che "è
con sguardo di fiducia, speranza e carità che intendiamo
affrontare questa stagione. Ne è parte anche la condivisione
delle limitazioni a cui ogni cittadino è sottoposto". "A
ciascuno, in particolare - proseguiva -, viene chiesto di avere
la massima attenzione, perché un'eventuale sua imprudenza
nell'osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre
persone".
"Di questa responsabilità può essere espressione anche la
decisione di chiudere le chiese - aggiungeva la Presidenza Cei
-. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di
appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui
ancora non conosciamo la natura né la propagazione".(ANSA).