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Oltretevere

A Istanbul udienza clou del processo sulla proprietà

(ANSA) - ROMA, 29 FEB - La basilica di Sant'Antonio da Padova ad Istanbul, famosa anche perchè vi fu vicinissimo il futuro papa Giovanni XXIII quando era nunzio nella metropoli turca, è sotto il tiro degli speculatori immobiliari e la vicenda è arrivata al centro di un processo che ha avuto ieri un'udienza culmine. Adagiata sul prestigioso viale Istiklal a Beyoglu, la chiesa è stata costruita dalla comunità italiana di Istanbul tra il 1906 e il 1912 sul sito di una precedente chiesa demolita originariamente sorta nel 1725.
    Ieri, come riportato anche da un quotidiano locale, il Daily Sabah, la battaglia legale per il possesso della chiesa, che ha anche uffici e appartamenti di pertinenza, ha visto svolgersi una udienza clou. Un tribunale della città ha respinto la richiesta degli eredi italiani legati a famiglie sabaude di bloccare l'ingiunzione provvisoria ottenuta dalla corte. Il Vaticano, nel frattempo, ha cercato di partecipare al processo come querelante attraverso la sua ambasciata ad Ankara.
    "Non si può misurare il valore di una chiesa cattolica secolare con le leggi comunali. Questo è un insulto alla comunità cattolica e al Vaticano", ha detto l'avvocato della basilica Afàin Hatipolu, secondo quanto riportato.
    Al centro del processo c'è anche un altro legale, un avvocato turco accusato di frode. Sebahattin, un agente immobiliare con sede a Istanbul, ha contattato gli eredi della famiglia reale italiana in Italia, negli Stati Uniti e in Francia i cui nomi sono stati registrati come proprietari di proprietà ecclesiastiche. Secondo la versione della comunità cattolica locale, interpellata dall'ANSA attraverso i francescani, riuscì a convincerli a vendere la chiesa, due condomini di sei piani e quattro edifici utilizzati come uffici che erano registrati come proprietà della chiesa. La basilica si è opposta con una causa nel 2016 per chiarire lo status stesso della chiesa e bloccare la vendita. Gli avvocati di Sant'Antonio di Padova sostengono che era una pratica legale nel 1937 - quando la chiesa era registrata come proprietà -, registrare appunto la proprietà della chiesa ai membri della famiglia reale italiana. Ma gli eredi della famiglia reale ritirarono i loro diritti già nel 1971, mentre gli eredi attuali hanno portato la questione all'ufficio di registrazione fondiaria di Beyoglu nel 2016, cercando di vendere la proprietà. Insomma, un bel guazzabuglio considerando anche la situazione non facile, in generale, per la comunità cattolica nel Paese della Mezzaluna. Parlando con i giornalisti dopo l'udienza di venerdì, Hatipolu ha detto che la corte ha deciso a favore della chiesa, anche se il processo legale continuerà. "Questo era quello che ci aspettavamo. Ora abbiamo la garanzia legale", ha dichiarato. La basilica offre messe in italiano, polacco, inglese e turco e tra i cattolici locali è molto conosciuta come la chiesa dove il nunzio Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, ha predicato per un decennio durante il suo mandato come ambasciatore del Vaticano in Turchia prima di essere eletto pontefice nel 1958.(ANSA).
   

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