La tradizione dice che don Enrico
Lotteri abbia lasciato il cuore, e non solo in senso metaforico,
nello storico edificio ai piedi della collina che porta il suo
nome. Una residenza di assistenza per donne e bambini, fondata
dal religioso nel lontano 1874, e diventata una moderna
Residenza Sanitaria Assistenziale. Che oggi, nel pieno
dell'emergenza coronavirus, detiene un invidiabile primato:
nessuno degli attuali 110 ospiti è positivo al Covid-19. Merito
di un protocollo applicato sin dai primi giorni dell'epidemia
dalla proprietà della struttura, GVM Care&Research, uno dei
principali gruppi italiani della sanità privata.
"La nostra mission è quella di prenderci cura dei nostri
ospiti, anche ora che siamo tutti impegnati nel contrasto al
coronavirus", osserva il direttore sanitario, Marco Rapellino.
"Si tratta di un virus molto aggressivo - spiega - per cui
occorrono le massime cautele". Ecco perché dal 6 marzo, non
appena sono arrivate le indicazioni dell'Asl, sono state subito
sospese le visite dei parenti, che già dal 27 febbraio erano
state drasticamente ridotte. Il termoscanner allestito
all'ingresso misura la febbre anche ai dipendenti, che sono
stati dotati di tutti i dispositivi di sicurezza necessari:
mascherine, guanti e camici. "I fornitori lasciano le consegne
fuori dalla porta e i controlli - prosugue Rapellino - sono
rigorosissimi nei confronti delle poche persone a cui è
consentito l'accesso".
Ginnastica dolce, tombolate e piccolo bricolage sono soltanto
alcune delle numerose attività che scandiscono le giornate degli
ospiti. "Il contatto con i famigliari resta comunque quotidiano
- sottolinea il direttore sanitario - Organizziamo delle video
chiamate, in modo che possano salutare i parenti, mentre il
personale sanitari li informa sulle condizioni di salute via
mail".
Nei giorni dei contagi a raffica di tante case di riposo, il
caso dell'Opera Pia Lotteri sembra unico. "Anche un solo
contagio potrebbe avere conseguenze drammatiche, per cui non
abbassiamo la guardia - conclude Rapellino - e continuiamo a
lavorare per poter dire le stesse cose tra dieci giorni".
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