Dopo più di tre mesi di chiusura
forzata, dovuta al Covid-19, il Museo Accorsi-Ometto
riapre. La data non è stata scelta a caso, perché il 18 giugno
si commemora Giulio Ometto, mancato un anno fa. Il pubblico
troverà qualche cambiamento: l'accesso libero al percorso
museale, con l'ausilio di una breve guida cartacea, distribuita
ai visitatori prima dell'ingresso, e la sala Arti del Barocco
completamente riallestita. Questa è un omaggio, da una parte,
all'antiquario Pietro Accorsi che, tra gli anni Trenta e
Settanta del secolo scorso, spese molte energie nel promuovere
la conoscenza delle arti figurative e decorative del Settecento;
dall'altra al precedente presidente Giulio Ometto e alla sua
passione per il collezionismo. Le opere selezionate sono tra le
più importanti della collezione permanente: il vassoio in
tartaruga, oro e madreperla, realizzato a Napoli poco prima
della metà del Settecento e donato da papa Benedetto XIV al
marchese Leopoldo del Carretto di Gorzegno e Moncrivello; il
centrotavola in argento attribuito a Francesco Ladatte,
capolavoro dell'oreficeria piemontese, proveniente dalle
collezioni sabaude; l'album di disegni dei gioielli dei
Savoia-Carignano, risalente al 1720-1730, aperto sulla pagina
raffigurante il Grande Collare della Santissima Annunziata, con
accanto il Piccolo Collare, della seconda metà dell'Ottocento,
appartenuto al conte Luigi Cibrario.
E dopo tutti questi mesi di realtà virtuale, vita connessa,
social media, piattaforme zoom e chiamate su Skype, ai primi 20
visitatori il Museo regalerà la sua preziosa carta da lettere
"per un ritorno concreto alla bellezza".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA