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(ANSA) - ROMA, 27 MAG - I professionisti che gestiscono
scuole di ballo (riunite in associazioni sportive) son stati "i
primi a chiudere i battenti, all'alba del 23 febbraio, e saremo
gli ultimi a riaprire. E, oltre a tutti i problemi di carattere
economico", in primis legati ai "conti da pagare", ossia canoni,
bollette e fornitori, nonché ai "ritardi nell'erogazione della
cassa integrazione avviata per i dipendenti, che da marzo non
hanno visto ancora un euro, non abbiamo ancora potuto sapere
quel che sarà di noi, anche perché l'Istituto per il credito
sportivo non ha ancora reso noto come e quando intende
concretamente supportarci", ma in ogni caso "non si tratterà di
ricevere finanziamenti a fondo perduto, bensì dei mutui, magari
agevolati, che ci farebbero, comunque, indebitare". E' quel che
denuncia una delle più grandi scuole di ballo del bresciano, la
'Corazonado' di Montichiari (che contava tra i 1.500 ed i 2.000
allievi, prima dell'avvento del Covid-19), i cui titolari
Claudio Bonvicini e Mariele Coiro, insieme a diversi operatori
del settore, lamentano, tra l'altro, "l'esclusione della
categoria professionale dalle tutele del decreto Cura Italia,
tranne che per qualche collaboratore, che ha potuto avere il
'bonus' da 600 euro". La Fase 2, aggiungono, "rischia di non
esser quella della riapertura, bensì della serrata definitiva di
numerose realtà importanti del nostro comparto, con cui siamo in
contatto, in Lombardia e non soltanto". L'appello dei lavoratori
della danza, alle Istituzioni e alle associazioni di
rappresentanza del settore, è di "non dimenticare che le scuole
da ballo e le associazioni sportive costituiscono un segmento
produttivo significativo per il Paese, e danno lavoro a migliaia
di addetti e professionisti". (ANSA).