(ANSA) - ROMA, 03 GIU - Pmi (ancora) 'a secco', pur essendosi
attivate per ottenere sovvenzioni a causa dei danni causati dal
Covid-19 nel tessuto produttivo nazionale: se, infatti, "il 95%
ha richiesto prestiti, prevalentemente sotto i 25.'000 euro,
contando sulle garanzie dello Stato, le banche hanno risposto
alzando un muro di burocrazia che, di fatto, ha chiuso i
rubinetti del credito". La denuncia arriva a seguito della
pubblicazione dei risultati di un'indagine promossa da
Confprofessioni, in collaborazione con l'Unione nazionale
giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec),
che ha coinvolto oltre 900 professionisti che, negli ultimi due
mesi, hanno affiancato circa 15.000 imprese nella gestione dei
finanziamenti per i quali si son rivolti alle banche. Ad esser
emerso, tra l'altro, il fatto che "la dilatazione dei tempi di
erogazione si sovrappone alla richiesta di valutazioni di merito
creditizio non contemplate dal decreto imprese". (ANSA).