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Commercialisti a Uil, 'Irpef dipendenti è all'82% e non del 95%'

Miani, no a tesi secondo cui pagano subordinati, non pure P. Iva

Redazione ANSA ROMA

(ANSA) - ROMA, 27 AGO - I commercialisti italiani intervengono sul pagamento dell'Irpef da parte di dipendenti e pensionati, contestando quanto "erroneamente" indicato nella nota diramata ieri dalla Uil: su "164,2 miliardi di euro di imposta netta totale risultante dalle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche, quella dovuta da contribuenti il cui reddito deriva prevalentemente da lavoro dipendente o pensione è pari, rispettivamente, a 90,1 e 45,5 miliardi, per un equivalente dell'82,5% del totale e non del 94,7%". Il documento del sindacato, a giudizio del Consiglio nazionale dei professionisti guidato da Massimo Miani, "trascura peraltro di evidenziare che l'82,5% è un dato coerente al fatto che i contribuenti, il cui reddito deriva prevalentemente da lavoro dipendente o pensione, rappresentano l'84,1% del totale dei 41,4 milioni di contribuenti Irpef". Perciò, osserva l'Ordine, "i contribuenti il cui reddito deriva prevalentemente da attività di impresa o di lavoro autonomo esercitate in forma individuale o associato, non soggette a regimo forfettari, rappresentano invece il 7,1% del totale dei 41,4 milioni di contribuenti Irpef, ma dichiarano il 14,0% dell'Irpef netta totale". Per Miani, "senza spirito polemico, ma anzi per spegnere sul nascere polemiche che dati inesatti e comunque parziali potrebbero innescare, non lasceremo più passare sotto silenzio i periodici tentativi di fare sensazionalismo sulla pelle dei professionisti e delle partite Iva in generale, per accreditare la strampalata tesi che l'Irpef sia pagata quasi esclusivamente da dipendenti e pensionati e non anche dalle partite Iva", conclude il numero uno dei commercialisti della Penisola. (ANSA).
   

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