(di Francesco Gallo)
Tra fiction e inchiesta nel film 'Il
delitto Mattarella' di Aurelio Grimaldi, in sala dal 2 luglio
con Cine1 Italia, scorre un bel pezzo di storia italiana degli
anni Ottanta, piena di molte ombre e poche luci. Digos, servizi
segreti, P2, Democrazia Cristiana, neo-fascisti, banda della
Magliana, mafia, un Andreotti luciferino e silenzioso, insomma
non manca nulla a questo film con al centro la feroce uccisione
del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella
(David Coco), fratello di Sergio, attuale presidente della
Repubblica, massacrato a colpi di pistola mentre era in auto con
la moglie Irma (Donatella Finocchiaro) il 6 gennaio del 1980.
Il film, tratto dal libro omonimo di Grimaldi (edito da
Castelvecchi), ci tiene più volte a dire il regista, non è altro
che il frutto degli atti giudiziari dei vari processi, con
alcune libertà. È il caso di Andreotti che si vede incontrare in
Sicilia Riina, fatto mai davvero provato, nonostante le
testimonianze di otto pentiti, ma da molti ritenuto possibile.
Ma il regista a Roma all'incontro stampa non ci sta al fatto
che il film sia stato bocciato ben due volte (prima con il
titolo Bianco rosso sangue) dalla Commissione Mibact: "Com'è
possibile che siamo finiti in fondo a una lista di 36 film in
due delle tre categorie considerate e penultimi per quanto
riguarda la sola regia? Il giudizio della commissione nel 2019
- ribadisce il regista - è stato secondo me un po' forzato. Ho
chiesto così di mandarmi i verbali per contestare questa
bocciatura e, al limite, rivalermi, ma mi hanno detto che non ci
sono. E questa è una cosa assurda".
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