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Carceri: droga e cellulari per i detenuti, 16 arresti

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Carceri: droga e cellulari per i detenuti, 16 arresti

Indagini Gdf di Catania su istituto penitenziario di Augusta

AUGUSTA (SIRACUSA), 14 aprile 2021, 05:59

Redazione ANSA

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Carceri: spaccio droga gestito da detenuti con aiuto agente - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carceri: spaccio droga gestito da detenuti con aiuto agente - RIPRODUZIONE RISERVATA
Carceri: spaccio droga gestito da detenuti con aiuto agente - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA) - AUGUSTA (SIRACUSA), 14 APR -Era gestito da due detenuti, Dario Giuseppe Muntone, di 36 anni, e Luciano Ricciardi, di 31, con la complicità di un sovrintendente della polizia penitenziaria, di 51, originario di Taranto, il traffico di sostanze stupefacenti nel carcere di Augusta scoperto da un'indagine della Guardia di finanza del nucleo Pef del Comando provinciale di Catania. E' la tesi dell'accusa sostenuta dalla Procura di Catania Militari nell'inchiesta 'Prison dealers' delle Fiamme gialle hanno eseguito un'ordinanza cautelare, emessa dal gip su richiesta della Dda etnea, nei confronti di 16 persone che sono state arrestate, una sola posta ai domiciliari. I reati ipotizzati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente e all'indebito procacciamento di apparati telefonici per i detenuti della casa circondariale di Augusta. Secondo l'accusa erano Muntone e Ricciardi, con telefonini cellulari e sim introdotti illegalmente in carcere sempre grazie all'aiuto del sovrintendente della polizia penitenziaria, a coordinare l'attività di loro complici all'esterno del carcere disponendo l'acquisto di cocaina, marijuana, hashish e skunk, le modalità di consegna e la loro vendita nella struttura penitenziaria. L'indagine della guardia di finanza è riuscita a ricostruire cinque consegne in carcere dove la sostanza stupefacente è stata venduta a sette detenuti, anche loro raggiunti da ordinanza di custodia cautelare, che a loro volta la rivendevano ad altri carcerati. La Dda della Procura di Catania contesta a Pedone, che in cambio dei 'favori' ai detenuti arrestati avrebbe ricevuto somme di denaro, il reato di corruzione per atto contrario ai propri doveri. Il sovrintendente della polizia penitenziaria, il cui ruolo è stato individuato anche grazie al contributo fornito dal gruppo di comando del carcere di Augusta alle indagini del nucleo Pef della guardia di finanza di Catania, secondo i magistrati, "godeva all'interno dell'istituto di connivenze e coperture sulle quali sono in corso ulteriori accertamenti".

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