Nel 2018 i pescatori di pesce
spada vedranno ridursi di un ulteriore 3% la loro quota fissata
attualmente a 3.736 tonnellate, in virtù di un piano pluriennale
di ricostituzione dello stock. Lo afferma la
Federcoopesca-Confcoperative.
''Il quantitativo assegnato dall'Ue all'Italia - afferma
Federcoopesca - è al di sotto di quanto tradizionalmente pescato
dalla nostra flotta, la più importante nel Mediterraneo e
un'ulteriore contrazione non è sostenibile''. Da qui la
richiesta di adottare una linea dura e votare contro la
proposta del Consiglio europeo.
Un danno a cui si aggiunge una grande confusione di norme
sempre riguardo la pesca dello spada. L'Unione europea, infatti,
ha adottato un regolamento meno restrittivo rispetto alle
raccomandazioni della Commissione consultiva per i grandi
pelagici (Icaat). Di fatto va a prevedere misure di gestione
meno rigide rispetto a quelle già esistenti sia per quanto
riguarda la taglia minima pescabile, sia il calendario di pesca
formulato in maniera differente. Secondo l'Icaat i pescatori si
sarebbero dovuti fermare dal 1 gennaio al 30 marzo, mentre per
l'Ue in due periodi diversi, dal 1 marzo al 30 marzo e dal
ottobre al 30 novembre. ''Un passo indietro della Commissione
europea sulla strada della pesca sostenibile'', commenta la
Federcoopesca, preoccupata dal fatto che i pescatori si erano
già preparati ad uscire dal 1 gennaio come lo scorso anno.
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