Viaggio nel monastero ancora chiuso
A Cascia tra crepe e polvere, ma ora c'è progetto per restauro
(di Gianluigi Basilietti)
(ANSA) - CASCIA (PERUGIA), 29 OTT - Crepe, qualche
calcinaccio e fiori secchi. Tre anni dopo la grande scossa di
terremoto, l'antico monastero di Santa Rita a Cascia è ancora
chiuso e inagibile. Ma, adesso, per le monache di clausura che
vivono in questa comunità è giunta l'ora di avviare il progetto
di restauro così da permettere a loro stesse e ai tanti devoti
di tornare a frequentare le stanze della santa degli
"Impossibili", compresa la cella di Rita che si intravede solo
attraverso la grata.
E' stata la madre priora, suor Maria Rosa Bernardinis, con
l'ausilio dei vigili del fuoco e di uno dei progettisti, a
permettere all'ANSA di entrare per la prima volta dal sisma
dentro quei locali che raccontano secoli di storia e fede, ma
ancora oggi profondamente segnati dal terremoto.
Gli squarci sui muri lasciano intuire che sarà un lavoro
"lungo e complesso", come ha spiegato Lanfranco Castellucci, uno
dei tecnici che si occuperà, assieme alla Soprintendenza alle
Belli arti dell'Umbria, di rimettere in sesto il monastero.
Ma a illustrare ciò che sono stati questi tre anni post sisma
e a immaginare il domani - dopo avere indossato sopra il velo il
casco di protezione - è la stessa priora. "Si prova tanta
amarezza e tristezza ad entrare qui e non ci si abitua mai a
vedere queste stanze ridotte così" sottolinea subito.
Suor Bernardinis parlando della "traiettoria" seguita per
riprendersi dalle scosse che sconvolsero Cascia e l'Italia
centrale, fa emergere in maniera chiara che il filo logico
seguito ha avuto un solo obiettivo: "Permettere ai pellegrini di
tornare a rendere visita in breve tempo a Santa Rita". "Per far
questo - spiega - abbiamo deciso di ritardare l'avvio dei lavori
di restauro dell'antico monastero e fin da subito ci siamo
concentrati nella riapertura della Basilica che avvenne in tempi
brevi grazie al finanziamento di Msc Crociere e al contributo
dei devoti". Senza dimenticare la possibilità data dalle monache
di rimettere in piedi l'ospedale cittadino all'interno dell'ex
casa degli esercizi spirituali.
Tre anni fa suor Maria Rosa mai avrebbe però immaginato tanta
lentezza nella ricostruzione. "Sapevamo - dice - che ci sarebbe
voluto tempo, ma non così. Tutta questa lentezza - aggiunge - fa
perdere la speranza alle persone".
"Noi - dice ancora la religiosa - preghiamo perché la gente
non si scoraggi e chiediamo alle autorità di impegnarsi con
tutte le forze per ricostruire e non lo facciano solo a parole,
ma concretamente".
Castellucci spiega invece l'iter che porterà all'avvio dei
lavori. "Servirà - dice - ancora qualche mese per completare il
progetto, credo che il 2020 servirà per completare l'intera
pratica burocratica che è molto complessa data anche la natura
dell'immobile, per poi aprire il cantiere e quindi avviare i
lavori". Un momento che la madre priora, come tutte le altre
monache, attende con trepidazione. "Anche se - tiene a
sottolineare con spirito pragmatico - non vedo l'ora che tutto
sia completato, perché generalmente quando si avvia un cantiere
c'è sempre tanta polvere". (ANSA).
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