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Aborti ripetuti, in Italia il dato più basso internazionale

Aborti ripetuti, in Italia il dato più basso internazionale

Relazione Ministero, nel 2017 sono stati in media il 25,7%

17 febbraio 2020, 14:45

Redazione ANSA

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In Italia il valore più basso a livello internazionale di aborti ripetuti - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia il valore più basso a livello internazionale di aborti ripetuti - RIPRODUZIONE RISERVATA
In Italia il valore più basso a livello internazionale di aborti ripetuti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli aborti ripetuti in Italia sono in costante diminuzione dagli anni '90, ben inferiori alle soglie attese e rappresentano il valore più basso registrato a livello internazionale. E' quanto emerge dall'ultima relazione al Parlamento sull'interruzione volontaria di gravidanza (ivg), depositata nel 2019 dal ministero della Salute.

Nel 2017 (ultimo anno di cui si hanno i dati) le donne che hanno avuto una precedente esperienza d'aborto sono state in media il 25,7%, in calo rispetto al 2016 in cui erano state il 26,4%. In particolare il 18,3% ha avuto un'esperienza precedente, il 5,1% due aborti, l'1,4% tre, e lo 0,9% quattro o più interruzioni volontarie (un dato quest'ultimo in calo dal 2015).

Complessivamente per le donne italiane il dato è più basso (21,3%) rispetto alle straniere (36%), ma per entrambe in diminuzione rispetto all'anno precedente (rispettivamente 22,1% e 37%). A livello regionale, nel 2017, la frequenza più alta di ivg ripetute per le italiane si è avuta nelle regioni del Sud con il 23,4%, mentre se si considerano italiane e straniere è maggiore al Nord in Liguria (32,8%), al Centro in Toscana (29,5%) e al Sud in Puglia (32,0%). Se si fa il confronto con altri Paesi, il valore italiano rimane il più basso a livello internazionale: in Inghilterra e Galles è del 39%, in Olanda del 35,2%, in Spagna del 37,6% mentre in Svezia e Stati Uniti del 43,7%.

"L'evoluzione della percentuale di aborti ripetuti che si osserva in Italia - si legge nella relazione - è la più significativa dimostrazione della reale diminuzione nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate e del conseguente ricorso all'ivg". Infatti, se tale rischio fosse rimasto costante, conclude, "avremmo avuto dopo 40 anni dalla legalizzazione una percentuale poco meno che doppia rispetto a quanto osservato. La spiegazione più plausibile è il maggiore e più efficace ricorso a metodi per la procreazione consapevole, alternativi all'aborto, secondo gli auspici della legge".

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