BERLINO - Apertura nel segno letterario quella della 70ma edizione del Festival di Berlino 2020 con 'My Salinger Year' (Berlinale Special Gala) che uscirà in sala in Italia distribuito da Academy Two. Il nuovo film di Philippe Falardeau, regista candidato all'Oscar per 'Monsieur Lazhar', racconta però il mondo letterario di New York degli anni Novanta con umorismo e dolcezza.
Tratto dal romanzo 'Un anno con Salinger' di Joanna Rakoff (edito in Italia da Neri Pozza) il film ha come protagoniste la candidata all'Oscar, Sigourney Weaver, e Margaret Qualley, vista recentemente nell'ultimo film di Tarantino, 'C'era una volta a… Hollywood'.
Ci troviamo nella New York degli anni Novanta (anche se tutto è stato girato a Montreal.). Dopo aver lasciato l'università per seguire il sogno di diventare scrittrice, Joanna (Margaret Qualley) viene assunta come assistente di Margaret(Sigourney Weaver), l'inflessibile agente letteraria di J.D.Salinger, schivo autore di un classico leggendario: 'Il giovane Holden'.
Il suo compito è quello di passare in rassegna l'enorme mole di lettere indirizzate al romanziere da tutto il mondo. Ma davanti alle parole emozionate dei fan, avviene un piccolo miracolo, Joanna si rifiuta di rispondere con l'impersonale lettera standard imposta dall'agenzia. E così di nascosto dagli occhi severi di Margaret, la ragazza comincia a personalizzare le risposte con conseguenze imprevedibili, appassionanti, comiche e toccanti.
La New York degli anni Novanta che si vede nel film "sembra più vicina a noi di quanto si immagini - spiega oggi a Berlino il regista canadese -. Il fatto è che con i computer e il digitale che stavano iniziando a conquistare tutti, la parole scritta era ancora importante, così come parlare al telefono e dal vivo. Oggi invece contano solo i messaggi. Credo insomma che tanta gente possa identificarsi in questa storia di vent'anni fa, come potrà farlo tra vent'anni".
Margaret Qualley, che veste i panni di Joanna, spiega invece: "E' stato facile. Avevo come base sia il libro che la conoscenza della vera Joanna con la quale potevo parlare quando volevo.
Anche io poi a 16 anni mi sono trasferita da una piccola cittadina a New York per inseguire i miei sogni, ho vissuto un'esperienza simile, un cambiamento deciso di vita." Sigourney Weaver smentisce subito di essersi ispirata a 'Una donna in carriera' di Mike Nichols:"Ho solo amato il fatto che il film fosse una sorta lettera d'amore per il vecchio mondo letterario di New York, che forse ancora esiste da qualche parte. E' stato emozionante poi muoversi tra scaffali di chi ha rappresentato Agatha Christie o Francis Scott Fitzgerald, autori e miti come loro. Nella giovane Joanna il mio personaggio - continua l'attrice - ritrova forse qualcosa di sé. Anche se i suoi erano sicuramente tempi più difficili e la sua ambizione e spregiudicatezza era più grande".
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