Una squadra di archeologi tutta
italiana sta portando alla luce, dal nulla e a prezzo di grandi
fatiche, il leggendario porto di Adulis, gemma del deserto persa
nei meandri del tempo, dove la storia e il mito si attraggono a
vicenda come dune di sabbia spostate dal vento. La città, sita
sulla costa sud occidentale del Mar Rosso eritreo, è avvolta nel
mistero. Da fiorente capitale commerciale del regno di Axum
(considerato dal profeta Mani uno dei quattro più potenti imperi
della terra) ed esotico crocevia fra i colori e le civiltà di
Mediterraneo, Africa ed Asia, dal VII secolo d.C. non se ne sa
più nulla. Prevale fra gli archeologi l'ipotesi del cataclisma
naturale, motivo per cui si è guadagnata il nome di Pompei
d'Africa.
La missione, diretta dal Centro Ricerche sul Deserto Orientale
(Ce.R.D.O.), sta lentamente riesumando da strati di fango,
sabbia e arbusti una città di quaranta ettari, interamente in
pietra e in condizioni praticamente perfette.
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