(ANSA) - BOLOGNA, 19 FEB - Il suo liceo - il liceo classico 'Giulio Cesare' - Federico Fellini lo ha immortalato anche in due delle sue pellicole più celebri, 'Roma' e 'Amarcord', che gli valse l'Oscar nel 1975: d'altronde è nelle aule dell'istituto riminese che il futuro 'Maestro' iniziò a rivelare il suo talento di disegnatore e 'regista', dirigendo i suoi compagni impegnati a interpretare le 'pugne' greche nella centralissima via Ugo Bassi. A svelarlo, in uno studio che comparirà domani sul settimanale riminese 'il Ponte', è Davide Bagnaresi, docente a contratto in Storia dei consumi e delle imprese turistiche all'Università di Bologna e studioso del Fellini bambino e ragazzo. Una ricerca in cui viene sfatata anche la 'leggenda' di un Fellini studente poco modello: il giovane 'Gandhi' così il cineasta era chiamato perché alto e magro frequentò Ginnasio e Liceo all'epoca molto selettivi - della sua classe partirono in 41 ed arrivarono alla maturità in 17 - e non fu mai bocciato venendo rimandato solo una volta in 'Cultura militare', a conferma della sua idiosincrasia verso il fascismo. Delle stagioni vissute al 'Giulio Cesare', Fellini farà tesoro nelle sue opere, in cui saranno 'stravolte', nella trasposizione cinematografica, diverse figure come quella del preside Olivieri, il professor Balducci, la professoressa Massani e don Baravelli, figura di spicco della curia riminese. Nella memoria degli amici e in alcuni documenti scritti, Bagnaresi ha rinvenuto anche alcune scenette memorabili con Fellini protagonista. Al professor Bacchini che gli urla "prenda la porta ed esca", il futuro Premio Oscar replica armeggiando proprio per scardinare la porta, facendolo imbestialire ancor di più mentre al termine del saggio di fine anno della Centuria dopo una parata perfetta, tutti e cento i ragazzi impegnati si muovono dalla stessa parte dello stadio, tranne Fellini che se ne va esattamente dalla parte opposta. Tra i banchi di scuola - con le caricature di professori e dei divi di Hollywood - inizia anche la carriera di disegnatore del 'Maestro' che vedrà le sue vignette prima sul giornale fiorentino 'Il 420' e, dal febbraio del 1938, su 'La Domenica del Corriere', all'epoca il più famoso settimanale italiano di cronaca, che pagava 20 lire ciascuna le illustrazioni del regista romagnolo. Quando nel 1939 abbandona Rimini e approda a Roma, inizia la sua collaborazione come disegnatore al Marc'Aurelio periodico che pubblica centinaia di vignette che gli valgono la stima di Macario e di Aldo Fabrizi