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Oltre le porte chiuse, il mondo guardato dall'Io

Libro fotografico nato nel lockdown a Venezia e a Milano

(di Angelo Cerulo) (ANSA) - NAPOLI, 22 NOV - Una porta che si chiude lentamente con un po' di luce che filtra, l''Io' che si proietta nel 'Tu' in un mondo intimista mentre fuori l''Altro' mondo viene chiuso.
    Il lockdown desertifica le città, i paesaggi, inaridisce le luci della vita, i mille colori che tutti i giorni avevamo colpevolmente ignorato, ma non uccide la nostra 'libertà' di volare. Ma attenzione: il mostro invisibile è comunque presente nell'anima di ognuno di noi. Ci condiziona. Ci piega, o, meglio, vuole piegarci. Ecco allora che una parte di un racconto fotografico del 'chiusi' in casa' durante il lockdown in due grandi città non può che essere caratterizzato dal bianco e dal nero, dalle sfumature di grigio piuttosto che da colori sfavillanti. Ma solo una parte, perché poi il colore si prende la sua parte. Insomma, il racconto di Gianluigi e Francesca ('Venice') e di Dmitri e Elena ('Milan'), frutto di scatti nell'intimità, è un singolare percorso tra sofferenza e gioia, tra rinuncia e amore, tra Eros e Thanatos, tra pulsioni di vita e di morte. Immagini senza schermi, visioni introspettive che, però, aprono al mondo.
    E' soprattutto questo 'Oltre le porte chiuse', un libro fotografico sugli effetti dell'isolamento forzato ai tempi della pandemia del palermitano Gianluigi Polizzi Sasso & Dmitri Cebotari (moldavo) a cura della sannita Francesca Diletta Botte; il libro (96 pagine) è disponibile in prevendita al prezzo scontato di 19 euro sul sito www.crowdbooks.com (link diretto alla pagina per l'acquisto: https://crowdbooks.com/it/oltre-le-porte-chiuse/).
    La cura dei particolari e il richiamo alla cruda attualità (come le maschere per l'ossigeno) danno il senso di un periodo 'sospeso', di un momento irripetibile per le sue peculiarità.
    Purtuttavia è un racconto di 'visionari' se con tale accezione si intende la capacità di guardare oltre, di immaginare una strada che parte dal particolare per giungere all'universale.
    Sì, dall'interno di una stanza semibuia, da uno sguardo dietro a una finestra, da una porta semichiusa, da gesti quotidiani, si può stimolare la percezione di un mondo che ci è sottratto.
    Anche l'irrompere del colore - pure attraverso una Polaroid - è frutto, voluto, di un unico disegno. Di certo, il tracciato che ispira l'idea di Dmitri ed Elena è simile a quello di Gianluigi e Francesca. Milano come Venezia, pur attraverso scatti apparentemente diversi, ma uniti dalla stessa filosofia: guardare il lockdown attraverso gli occhiali dell'intimità. E l'intimità può piacere o non piacere, può dare fastidio e provocare reazioni di insofferenza, ma, di certo, non lascia indifferenti.
    "Nella mancanza di ogni stimolo proveniente dall'esterno - scrivono gli autori nella prefazione - c'è una riscoperta introspettiva che arriva alla presa di possesso di sé, passando dallo studio di quel tempo-fermo-nel-tempo, statico, annoiato, fino ad arrivare allo studio e alla riappropriazione del proprio corpo, in un luogo divenuto lontano dal giudizio e dalle convenzioni sociali dettate dal 'tu dovrai' o dal 'si fa così'.
    Ciò che ne scaturisce è un nuovo mondo stretto fra le mura di casa, un non-luogo in cui l'unico modo per non lasciare scivolare lontano da noi quelle poche persone rimaste a far parte delle nostre giornate è lasciarsi alle spalle l'assorbimento sociale di tutto ciò che credevamo di avere imparato sui moderni concetti di 'privacy' e 'confini invalicabili'". Quindi, di fatto, affermano gli autori, "il desiderio di condivisione aveva trovato un modo per abolire la sfera del 'privato'. L''intimità' era ormai divenuta una questione di coppia, se non addirittura collettiva. Era il bisogno di esistere per l'altro, ormai divenuto l'unico".
    (ANSA).
   

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