(di Mauretta Capuano)
ANNIE ERNAUX, 'LA DONNA GELATA'.
(L'ORMA EDITORE, pp 192, euro 17).
Che il padre lavi i piatti, cucini, esca poco di casa e che la
madre sposti scatoloni e cassette di prodotti, sia curiosa del
mondo e si occupi dei clienti e fornitori del caffè-drogheria
che gestiscono insieme è una cosa normale per la bambina
protagonista de 'La donna gelata' di Annie Ernaux. Quella bimba
è la scrittrice, cresciuta, negli anni Quaranta, in una famiglia
della provincia francese in cui i ruoli tradizionali dei
genitori sono invertiti, ribaltati. Ed è normale per la piccola
Annie che sia così, almeno fino all'adolescenza.
"Come avrei potuto, vivendo accanto a lei, non essere persuasa
della magnificenza della condizione femminile, o persino della
superiorità delle donne sugli uomini? Mia madre è la forza, è la
tempesta, ma anche la bellezza, la curiosità per il mondo,
l'apripista sulla strada verso il futuro, che mi dice di non
avere mai paura di niente e di nessuno" racconta la Ernaux,
originaria di Lillibone, vicino a Rouen, dove è nata nel 1940.
Poi quella miracolosa libertà di essere se stessi, di seguire
le proprie inclinazioni personali - "tutto il resto sembrava
essere dettato dai gusti e dalle inclinazioni di ciascuno",
scrive dei genitori - tutto quello che sarebbe dovuto essere un
vantaggio per lei diventa un ostacolo. Le disuguaglianze e la
divisione dei ruoli esistono eccome nella società e la voce
della scrittrice adulta che racconta, che attraversa i suoi anni
da studentessa e poi di giovane moglie e madre ci fa sentire
quanto si senta impreparata, inadeguata. Ma come, verrebbe oggi
da dire, proprio lei cresciuta fuori dagli schemi, avrebbe
dovuto avere una marcia in più? E invece no, tra sogni e realtà,
la strada è in salita.
Così, senza aggressività e senza recriminazioni, con il suo
stile avvolgente, la Ernaux passa dai ritratti delle zie, nonne,
cugine e amiche - "le donne della mia vita parlavano tutte a
voce alta" e "le loro competenze culinarie non si spingevano
oltre il coniglio in umido e un colloso budino di riso" -
all'angoscia di dover far fronte alle incombenze familiari dove
le limitazioni reciproche non sono sullo stesso piano. "Vedo il
mio riflesso nello specchio sopra il lavandino ancora sporco.
Venticinque anni. Come ho potuto pensare che fosse questa, la
pienezza?" dice.
La Ernaux, l'autrice de 'Il Posto', di 'Memoria di ragazza' e
de 'Gli anni', Premio Strega Europeo nel 2016, ne 'La donna
gelata' trasforma ancora una volta la propria vita in uno
strumento di indagine sociale ed esistenziale facendo
dell'autobiografia un messaggio universale. E quello che
colpisce in questo suo romanzo, il terzo che ha scritto, uscito
in Francia nel 1981, che arriva solo adesso nelle nostre
librerie per L'Orma Editore, nella traduzione di Lorenzo Flabbi,
è che mostra come non siano ancora stati veramente superati
certi stereotipi e divisioni di ruoli tra uomini e donne, come
ancora oggi la parità sia stata raggiunta a parole ma non nella
realtà.
"L'idea che tra i ragazzi e me ci fosse una disuguaglianza, un
altro tipo di differenza rispetto a quella fisica, mi era in
fondo sconosciuta perchè non l'avevo mai vissuta. E' stata una
catastrofe" sottolinea.
Nella vita a due alla fine è la Ernaux moglie, madre e
professoressa, a doversi occupare dei problemi della casa e dei
figli.
"Cucinare, stirare e cucire per me non sono dei valori, e
d'altra parte per chi lo sono?" dice. E che sforzi immensi per
per essere sempre all'altezza, come le altre che riescono ad
occuparsi di tutto. Una fatica che uccide slanci ed emozioni
fino a farla diventare una donna gelata.
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