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Pasqua con Muti e Cacciari, dialogo tra immagini e suoni

Il Mulino

Pasqua con Muti e Cacciari, dialogo tra immagini e suoni

Filosofo e maestro a confronto su due capolavori

ROMA, 03 aprile 2021, 12:08

di Silvia Lambertucci

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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RICCARDO MUTI, LE SETTE PAROLE DI CRISTO. Dialogo con Massimo Cacciari , (ED. IL MULINO, PP. 136, 12.00 EURO) Si può ammirare un'opera d'arte immaginandola dentro di sé con le note di una musica, così come si può ascoltare un'opera musicale e chiudendo gli occhi vederne i colori, ritrovarne l'immagine pittorica. Il pensiero ha tanti diversi linguaggi, ognuno con la sua peculiarità, certo, ma con un logos comune che alla fine li avvicina. E che ci fa dire che non può esserci tradimento nel passare da una forma di pensiero all'altra, dalla filosofia alla storia dell'arte, dalla pittura alla musica. Ed è così che nel dialogo di due grandi del nostro tempo, il maestro Riccardo Muti e il filosofo Massimo Cacciari, due capolavori dell'arte e della musica, la Crocifissione di Masaccio e Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Haydn, si fondono in un'unica immagine, con le parole di Cristo morente che si fanno suono e senso universale, che trascendono l'immagine stessa diventando pura astrazione. Pubblicato da Il Mulino, in una collana diretta proprio dal filosofo veneziano e dedicata alle Icone, il volume è stato al centro il 1 aprile di un suggestivo e appassionato dialogo a tre alle porte della Pasqua con Cacciari e Muti introdotti da Sylvain Bellenger, direttore di Capodimonte, la Reggia museo che a Napoli ospita la preziosa tavola di Masaccio.

E' lui ad introdurre il tema di quest'opera così particolare che con il suo linguaggio innovativo, spiega, "segna una svolta nella storia dell'arte". Un Cristo che a guardarlo sembra quasi senza collo per quanto la testa appare incassata nel busto, con l'albero della vita che svetta sopra la croce e ai suoi piedi una particolarissima e tragica Maddalena, ripresa di spalle, con i lunghi capelli, "che mai nessuno ha ritratto così biondi" sciolti su un mantello colore del fuoco. Ai lati di questa Maddalena arsa di passione, con le mani alzate e il corpo che pare abbracciare il Cristo con tutta la croce, ci sono la Madonna e San Giovanni. "Una composizione straordinaria che può essere letta già solo con l'occhio", insiste Bellenger, raccontando che proprio di fronte a questa opera ha preso, da ragazzo, la decisione di lasciare gli studi di filosofia per quelli di storia dell'arte .

Il libro intreccia immagini e suoni ed è lo stesso nella conversazione dal vivo, con Cacciari che si sofferma sul pathos del quadro, sulla passione che è al centro della composizione di Masaccio insieme con la croce "poderoso simbolo della nostra civiltà".    Il filosofo cita le parole dei Vangeli e poi passa alla composizione di Haydn, e ci spiega e si spiega il perché di quella correlazione tanto cara all'amico Muti tra il capolavoro di un pittore quattrocentesco con quello di un compositore arrivato più di trecento anni dopo: "Pur nella distanza di tempo e di stili - dice - si può capire perché Muti ami questa consonanza" . Una consonanza tessuta di passione e di un grido, che nella tavola di Masaccio sembra arrivare proprio dalla tragicità di quella straordinaria Maddalena senza volto, mentre in Haydn irrompe alla fine, "nel terremoto" che chiude l'opera.    In qualche modo, dice Cacciari, è come se a dare voce a quel grido, irrappresentabile sulla tavola, possa prestarsi la tavolozza sonora di un artista come Haydn.

Bellenger, che dei due grandi è buon amico, svela che il maestro Muti è così tanto legato alla Crocifissione da portarsela appresso, "custodita nel telefonino" quando è lontano dalla sua Napoli. E Muti non smentisce, con gli occhi che brillano  il maestro ribadisce il fascino di quella straordinaria Maddalena "che non entra nel quadro, irrompe". Con una "passione violenta",  sottolinea,che relega la Madonna e San Giovanni "nella loro compostezza" a semplici "comprimari". Quindi offre una lezione di musica, descrivendo l'opera di Haydn, un lavoro anch'esso raro e "molto singolare", "poco eseguito perché straordinariamente difficile", con la sua lunga sequenza di adagi per la quale serve un pubblico davvero interessato e paziente, che sappia ascoltare e aspettare l'ultimo movimento, quello in cui esplode alla fine il grido che così a lungo è stato trattenuto.
    "A noi è parso che Masaccio e Haydn si ascoltino e si guardino in un drammatico incontro umano-divino - scrivono i due nella premessa al volume - e così diventino nella nostra conversazione un'unica immagine, dove la parola di Cristo si fa suono e senso universale che trascende l'immagine stessa diventando pura astrazione: il suono vola oltre l'icona".

Dal vivo, il pensiero torna alla fine alle difficoltà dell'oggi, alla pandemia rimasta sullo sfondo di questa conversazione in streaming come un convitato di pietra. E' il maestro Muti a richiamarne la tragicità: "Spero che a Pasqua una visita a Capodimonte possa aiutare a sollevare gli animi".
   

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