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Regeni, il Cairo: 'Bene ambasciatore, torni turismo'

'Egitto ha dimostrato di fornire aiuto, trasparenza totale'

"Ora auspichiamo il ritorno del turismo italiano" in Egitto. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri del Cairo, Ahmed Abou Zeid, in un'intervista alla tv privata Dream, dopo l'annuncio del ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo. "Le relazioni italo-egiziane sono speciali e storiche sotto diversi aspetti, economico, culturale, e anche nel campo della politica", ha aggiunto. 

Sul caso Regeni "l'ultimo periodo ha dimostrato chiaramente che l'Egitto fornisce ogni forma di aiuto. C'è stata trasparenza totale nelle inchieste e ci sono contatti tra la procura generale egiziana e quella italiana", ha detto il portavoce Abou Zeid. 

Intanto, in merito all'inchiesta del New York Times dedicata alla morte di Giulio Regeni, fonti di Palazzo Chigi sottolineano come nei contatti tra amministrazione Usa e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all'omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto, come ricorda tra l'altro lo stesso giornalista del New York Times, né tantomeno 'prove esplosive'. Si sottolinea altresì, proseguono le stesse fonti, che la collaborazione con la Procura di Roma in tutto questi mesi è stata piena e completa.

Secondo quanto ha scritto ieri il New York Times, gli Usa dell'amministrazione Obama acquisirono prove che Regeni era stato rapito, torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani e avvertirono il governo Renzi. "Abbiamo trovato prove incontrovertibili sulla responsabilità di funzionari egiziani", ha detto una fonte dell'amministrazione Obama al giornale, secondo cui gli Stati Uniti "passarono la raccomandazione al governo Renzi". Su raccomandazione del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca - spiegava ancora il New York Times in una lunga ricostruzione della vicenda - gli Stati Uniti hanno passato questa conclusione al governo Renzi. ''Non era chiaro chi avesse dato l'ordine di rapire e, presumibilmente, di ucciderlo'', ha detto un'altra fonte. Ma quello che gli americani sapevano per certo - e che hanno condiviso con gli italiani - era che la leadership egiziana era totalmente consapevole delle circostante della morte di Regeni, si legge ancora sul Nyt. "Non avevamo dubbi che questa faccenda era conosciuta ai massimi livelli", ha spiegato una terza fonte dell'amministrazione Obama: "Non so se avessero la responsabilità ma sapevano".

Alcune settimane dopo che gli Stati Uniti avvertirono l'Italia di "prove esplosive" sulla responsabilità di elementi dei servizi di sicurezza egiziani nella morte di Giulio Regeni, ci fu un colloquio molto teso tra l'allora segretario di Stato americano John Kerry ed il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Lo rivela il New York Times, citando più fonti dell'amministrazione Obama. Durante l'incontro tra i due, alla fine del 2016, ci fu una conversazione "quanto mai accesa", anche se la delegazione americana non riuscì a capire se il ministro egiziano stesse tergiversando o semplicemente non conoscesse la verità, spiega la fonte al giornale. Ma l'approccio duro di Kerry "provocò alzate di sopracciglio" all'interno dell'amministrazione, perché Kerry aveva la reputazione di "trattare l'Egitto - un fulcro della politica estera americana dal trattato di pace israelo-egiziano - con in guanti".

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