Nell'anniversario del giorno in cui una parte dell'esercito tentò di rovesciarlo, Recep Tayyip Erdogan mette definitivamente l'esercito sotto il suo controllo. Prima di commemorare ad Ankara e Istanbul le vittime del fallito putsch di due anni fa, il presidente turco ha emesso un nuovo decreto che trasferisce lo stato maggiore delle forze armate sotto il controllo del governo.
Un provvedimento frutto dei nuovi poteri del presidenzialismo dal forte valore pratico e simbolico, in un Paese dove per decenni i militari si erano intestati il compito di difendere anche con le armi l'unità e la laicità dello Stato volute dal padre della patria Mustafa Kemal Ataturk. D'ora in poi, i vertici dell'esercito risponderanno direttamente al ministro della Difesa, alla cui guida Erdogan ha nominato nel suo nuovo esecutivo il generale Hulusi Akar, che fino a una settimana fa era ancora a capo dello stesso stato maggiore. Una dimostrazione plastica del controllo sempre più ampio del presidente anche sul potere militare. Con il nuovo decreto, sarà lui a convocare il Consiglio militare supremo (Yas), che stabilisce le nomine dei vertici dell'esercito, e il Consiglio di sicurezza nazionale (Mgk), che indica le misure da adottare nella lotta al terrorismo.