(di Rodolfo Calò)
(ANSA) - IL CAIRO, 22 OTT - Dopo il ritorno degli
ambasciatori al Cairo e a Roma, c'è stata ora anche la prima
visita di un esponente del governo italiano in Egitto dove è
stato torturato e ucciso Giulio Regeni: l'ha compiuta per tre
giorni il Sottosegretario agli Affari esteri Vincenzo Amendola.
Che ha ribadito, ancora una volta, la volontà italiana di avere
"verità" sul caso del giovane ricercatore friulano. Trovando
nella controparte - ha sottolineato - una "eguale" volontà di
far luce su questo efferato e oscuro crimine.
In quella che lo stesso Amendola ha definito definito "la
prima" visita in Egitto "di un esponente del governo" italiano
compiuta "proprio a sostegno del lavoro dell'ambasciatore"
Giampaolo Cantini, il sottosegretario sabato ha rappresentato
l'Italia alle celebrazioni per il 75/o anniversario di El
Alamein, una battaglia-chiave della Seconda guerra mondiale
combattuta ad ovest di Alessandria dove ha incontrato il
ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri.
Nelle ultime ore Amendola ha avuto al Cairo consultazioni
politiche presso il ministero degli Esteri egiziano e, a al
termine, ha sottolineato: "Noi chiediamo verità per Giulio
Regeni. Vogliamo che coloro che l'hanno torturato e ucciso
vadano in tribunale" per ricevere "condanne adeguate".
Anche se finora la collaborazione egiziana nelle indagini è
apparsa insufficiente al punto da innescare la crisi diplomatica
dell'aprile dell'anno scorso, Amendola ha riscontrato che la
"risposta" è che anche "l'Egitto vuole avere eguale verità":
insomma che c'è un "eguale bisogno" di far luce sul crimine. Il
sottosegretario al Cairo ha confermato la "volontà italiana di
continuare a a sostenere la cooperazione giudiziaria" fra le
procure dei due paesi. Una collaborazione che deve essere
"continuata, regolare e progressiva", ha sottolineato più volte
avvertendo che già "nelle prossime ore" si verificherà se
"scadenze" relative ad un alcuni atti delle indagine saranno
rispettate.
Incalzato da un giornalista a pronunciarsi su un'altra
questione-chiave dei rapporti italo-egiziani - la crisi in Libia
- il sottosegretario ha detto di aver riscontrato che "tra
Italia ed Egitto la cooperazione politica per far sì che in
Libia si arrivi alla stabilità è un'esigenza comune e molto
sentita". E, con implicito ma chiaro riferimento ad Haftar e
alle sua minacce ormai di vecchia data di prendere Tripoli con
la forza, ha confermato che anche l'Egitto concorda come "non ci
sia un'alternativa alla soluzione politica in Libia" perseguita
sotto l'egida dell'Onu: una formula che vale anche per altre
crisi regionali come Siria e Yemen. (ANSA).