L'obbligo di reperibilità 24 ore
su 24 e sette giorni su sette, imposto a un certo numero di
sportivi, per facilitare il controllo antidoping a sorpresa, è
una misura necessaria e non viola il loro diritto alla privacy.
Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in un
giudizio sui ricorsi introdotti a Strasburgo da numerosi atleti
e associazioni sportive francesi. I togati della Corte di
Strasburgo, pur non sottovalutando l'impatto che l'obbligo di
reperibilità ha sulla vita privata degli sportivi, ritengono che
le limitazioni imposte siano giustificate da un interesse
generale particolarmente importante. La Corte di Strasburgo
sottolinea che "ridurre o rimuovere questo obbligo condurrebbe a
un aumento del pericolo legato al doping per la salute di tutti
coloro che praticano sport a livello amatoriale e
professionale".
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