Le persone sorde dalla nascita sono
capaci di "ascoltare i volti". L'area del cervello deputata a
recepire gli stimoli uditivi nel loro caso compensa il deficit e
si mette a funzionare in modo simile alle aree dedicate alla
vista. In questo modo anche loro recuperano quelle informazioni
legate all'identità del parlante, che solitamente vengono
veicolate attraverso l'udito come, ad esempio, l'età, il sesso,
gli stati d'animo, le emozioni che esprime o le sue intenzioni.
È quanto dimostra uno studio del Centro mente e cervello
(Cimec) dell'Università di Trento e pubblicato sulla rivista
Pnas. Lo studio mostra per la prima volta che questi cambiamenti
non avvengono casualmente ma entro specifici binari, tracciati
su base genetica. Il cervello è dunque plastico e rigido allo
stesso tempo. Altra novità dello studio è la conferma che la
percezione e l'elaborazione del volto e della voce avvengono nel
cervello con meccanismi comuni, nonostante siano veicolate
attraverso canali sensoriali distinti.
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