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Gitai sotto la Mole

Una mostra del regista israeliano

03 novembre, 17:17
''Architetture della Memoria'' al Museo del Cinema (foto di Mathieu Gasquet) ''Architetture della Memoria'' al Museo del Cinema (foto di Mathieu Gasquet)

(Di Barbara Beccaria)

Nei sotterranei della Mole Antonelliana di Torino - Museo Nazionale del Cinema di Torino, per la prima volta aperti al pubblico, si inaugura il 3 novembre una versione del tutto inedita della mostra del grande regista israeliano Amos Gitai, ''Architetture della memoria'', una video-installazione dedicata al padre, l'architetto del Bauhaus, Miunio Weinraub, perseguitato in patria perche' ebreo e per questo fuggito in Palestina, dove ha contribuito a far nascere e sviluppare l'architettura del nascente stato di Israele.

Una mostra a cavallo tra il cinema, la video arte e anche una lettura intimista della propria storia familiare che ha a che fare con la poesia, con la visione. Il tutto realizzato con i materiali dei film di Gitai, ma anche dell' ultimo in corso d'opera, quasi finito, ''Lullaby to My Father'' (Ninnananna a mio padre). La mostra e' gia' stata allestita nella base sottomarina di Bordeaux e al Palais de Tokyo di Parigi, ma qui tutto e' stato ripensato proprio per la caratteristiche straordinarie e inusuali del luogo, le fondamenta della Mole Antonelliana, pensata in un primo momento come tempio ebraico. Negli anni '30 i tecnici del Politecnico di Torino rafforzarono i gia' enormi pilasti in mattoni rossi che sostengono l'altissimo edificio con dei pilasti di cemento armato ad incrocio che trasformano l'ambiente in una ragnatela.

Ammaliato dalla magia del luogo, Gitai, che e' anche architetto come il padre, ha posizionato i suoi 18 proiettori di cui e' composta la mostra dietro i pilastri e le immagini appaiono cosi' rarefatte, lontane, come lontana e' la storia. Ma anche vicine, forti e accompagnate da letture e musiche come la bella e commovente scena del film ''Free zone'' in cui Natalie Portman piange in silenzio per quasi 5 minuti. Ci sono anche documenti di vita come i materiali del processo contro gli studenti di architettura vicini al Bauhaus tra cui lo stesso padre del regista. O come una lettera scritta nel 32' dalla madre di Gitai al nonno, letta da Hanna Schygulla, nella quale si dice che e' meglio per la famiglia lasciare la Germania. Nell'allestimento non ci sono monitor: le immagini vengono proiettati volutamente sui muri, sui soffitti sui pavimenti. ''Sono molto toccato dal fatto che la Mole abbia inaugurato i suoi sotterranei con la mia mostra - ha detto Gitai stamani nei corridoi della mostra dove e' ancora in corso l'allestimento - e' un luogo sorprendente. Oggi non e' facile fare una mostra di cinema, bisogna rivedere il senso di cio' magari ripensando ad un linguaggio nuovo tra le varie arti. Ma con umilta' e desiderio di comunicare e venire capiti. Sono contrario ai registi troppo visionari e agli architetti che pensano sempre e solo a giganteschi edifici astratti. Penso invece che gli architetti dovrebbero scendere dal loro scranno e riprendere a pensare alle costruire case belle e piu' vivibile per la gente, come fu capace di fare Le Corbusier''.(ANSA)

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