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Saumont, fotografo disse 'Vado in India'

Saumont, fotografo disse 'Vado in India'

Atteso confronto Dna per attribuire un nome alle ossa

AOSTA, 17 gennaio 2018, 18:43

Redazione ANSA

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Resti umani a Saumont, fotografo disse 'Vado in India ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Resti umani a Saumont, fotografo disse  'Vado in India ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
Resti umani a Saumont, fotografo disse 'Vado in India ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Del proprietario della pistola trovata l'11 gennaio vicino a dei resti umani al Saumont si sono perse le tracce da tempo: Gianpiero Ugolin, tre anni fa, aveva detto agli amici che sarebbe andato in India a godersi la pensione. Aostano, classe 1947, era stato un dipendente delle Poste e un apprezzato fotografo in ambito commerciale ed editoriale. Sul suo conto corrente, inoltre, non risultano esserci operazioni in uscita nell'ultimo periodo. La sorella ha riferito di non avere contatti con lui dal 1994. Nel settembre scorso, irreperibile, è stato cancellato dall'anagrafe di Aosta.
    Gli investigatori sono risaliti al suo nome a partire dalla matricola presente sulla pistola tascabile - tipo Derringer, calibro 6 mm - che Ugolin era autorizzato a detenere soltanto in casa. L'arma era in una sacca e risulta non aver sparato. Per verificare la corrispondenza tra il suo proprietario e i resti umani scoperti dagli alpini durante un'esercitazione occorre attendere gli esami sul Dna, attesi tra una settimana circa. L'inchiesta dei carabinieri del Reparto operativo è coordinata dai pm Luca Ceccanti e Carlo Introvigne sotto l'egida del procuratore capo Paolo Fortuna.
A partire dagli anni settanta, Ugolin ha effettuato reportage fotografici in Cina (lungo la via della Seta), Perù (cammino Incas), India (piana del Gange), nello Yemen del Nord e nel deserto del Sahara per conto di un importante gruppo editoriale nazionale. Tra le sue esposizioni personali, quella del 1985 all'Hotel de la Ville di Aosta ('Ville Nouvelle. Nuovi paesaggi urbani e Parigi 1975-1985) e quella del 1994 a Courmayeur.

Amico fotografo, era senza stimoli e un po' depresso - "Era l'ottobre del 2014, passeggiavamo in centro. Era un po' giù di morale e io sapevo che in tasca aveva un biglietto aperto per l'India. Così gli dissi: 'Dai che tra un po' parti!'. 'Non ho più l'età per l'India', mi rispose. Poi non ebbi più sue notizie. Ad alcuni conoscenti aveva annunciato 'Da un giorno all'altro prendo l'aereo', ma secondo me non è si è mai allontanato da Aosta". Lo racconta all'ANSA un amico di lunga data di Giampiero Ugolin, l'aostano a cui risulta intestata la pistola tascabile trovata l'11 gennaio scorso nell'area addestrativa di Saumont, vicino a dei resti umani ancora senza nome. Alla base della parete rocciosa, accanto alle ossa sono state rinvenute anche una scarpa da ginnastica e una bottiglia di whisky. "Indossava spesso le Superga ed era proprio un estimatore del whisky", ricorda l'amico, che ha chiesto di restare anonimo. L'area del ritrovamento è vicino a una zona che Ugolin "frequentava durante le sue passeggiate. Spesso andava a quota Bp, a Porossan. Ma non girava mai da solo", aggiunge. "Amava l'India, aveva svolto anche un reportage nella piana del Gange. E si era avvicinato al buddismo", ricorda l'amico. Giampiero Ugolin è stato dipendente Olivetti e poi assunto dalle Poste. "Si era licenziato per fare il fotografo. Collaborava con De Agostini e con l'agenzia fotografica Icp di Milano". Foto da reportage, paesaggi, ma anche 'still life'. Nikonista da sempre, "scattava con la sua macchina analogica. Ma nel 2013 gli fu chiesto di passare al digitale. Lui non ne volle sapere. Amava la pellicola, solo in un secondo momento elaborava le immagini al computer, un Mac da 21 pollici che aveva acquistato da poco. Così, senza stimoli, era un po' depresso. E negli ultimi tempi aveva abbandonato la fotografia", spiega l'amico.
Ugolin è nato l'8 novembre del 1947, ad Aosta. "Solitario e riservato" - lo ricorda l'amico - non ha figli e al momento della scomparsa non aveva una compagna. Amante della musica Jazz, è un fotografo autodidatta. I suoi ultimi grandi viaggi fotografici erano stati in Pakistan e Birmania. Prima dello sfratto, avvenuto un paio d'anni dopo la sua scomparsa, abitava in un appartamento in affitto in via Treves (la strada che collega viale della Pace a via Martinet). Nessuno ha mai denunciato la sua scomparsa alle autorità.
Ma perché aveva acquistato una pistola tascabile (tipo Derringer, calibro 6 mm)? "Non ero a conoscenza di quell'arma. Ma so che in un viaggio in Yemen aveva rischiato grosso, era andato vicino al sequestro. Forse aveva bisogno di sentirsi sicuro". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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