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Storia: docente, monumento per guerra Braccio da Montone

Storia

Storia: docente, monumento per guerra Braccio da Montone

'Importanza battaglia finale nella storia civica ed europea'

PESCARA, 26 ottobre 2021, 15:26

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Realizzare un cippo o un monumento nella piana di Bazzano per rendere memoria "all'importanza che la guerra dell'Aquila e la decisiva battaglia del 2 giugno 1424 hanno avuto non solo nella storia civica, ma finanche europea".
    A proporlo è la docente Angela Casilli, che affida l'idea alle "autorità comunali e a quelle associazioni culturali che in questi ultimi anni si sono tanto lodevolmente impegnate a rievocare questo vittorioso evento della storia dell'Aquila".
    "Nella storia dell'Aquila gli anni 1423-24 - scrive la Casilli - sono ricordati come la guerra di Braccio da Montone e la città sarà coinvolta, suo malgrado, nell'intricata questione della successione alla regina Giovanna II d'Angiò, ribellandosi ai disegni della sovrana che, non avendo figli, aveva designato a succederle Alfonso d'Aragona invece di Luigi III d'Angiò. La regina aveva nominato governatore degli Abruzzi il perugino Braccio Fortebraccio da Montone, in cambio degli aiuti militari contro Iacopo (Muzio) degli Attendoli che si era guadagnato il soprannome di Sforza dal suo maestro Alberico da Barbiano per la tenace resistenza, il rifiuto di ogni scoraggiamento e la capacità di rovesciare a proprio favore le situazioni più difficili".
    "Negli anni 1423-24 - prosegue la Casilli - l'Italia intera attese la fine dello scontro dal cui esito sembrava dipendere l'assetto della Chiesa, del Regno di Napoli, del ducato Visconteo di Milano e della Toscana. La situazione di per sé complicata, precipitò per la decisa opposizione dell'Aquila ai disegni di Braccio Fortebraccio da Montone, che il 12 maggio 1423 si presentò sotto le mura aquilane, contestando alla città l'aperta ribellione alla sua sovrana.
    In un primo momento la città era stata favorevole alla politica di usurpazione di Braccio, ma poi l'atteggiamento cambiò e divenne di netta opposizione quando L'Aquila si rese conto che un'eventuale signoria di Braccio avrebbe ridotto di molto, se non addirittura annullato, l'autonomia di cui godeva e che le derivava dalla sua natura demaniale.
    L'assedio durò tredici lunghi mesi ma la coalizione di Giovanna II, Papa Martino V, Filippo Maria Visconti, permisero la resistenza della città e lo sfaldamento del fronte braccesco".
   
   

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