Domani uscirà ufficialmente in
libreria "Cronache dalle terre di Scarciafratta", il nuovo
romanzo dello scrittore lancianese Remo Rapino, edito per la
casa editrice romana minimum fax, la stessa che ha pubblicato
nel 2019, dello stesso autore, l'ormai celebre "Vita, morte e
miracoli di Bonfiglio Liborio", vincitore del Premio Campiello
2020.
Protagonista del libro è Mengo, solitario custode, insieme al
vecchio cane Sciambricò, di un paese immaginario, Scarciafratta
appunto, idealmente collocato sull'appennino abruzzese, che è
stato dilaniato dal terremoto e nel quale non è rimasta anima
viva: solo gli oggetti, sepolti dalle macerie e recuperati dal
protagonista, trasudano ancora le storie di chi vi ha vissuto.
Sarà proprio Mengo, alla fine della sua vita, mentre è ospite
nella casa di riposo Villa Adriatica, "a ridare voce",
attraverso la scrittura, a quell'umanità sommersa e inabissata,
e a sottrarla a una apparentemente inesorabile damnatio
memoriae.
Nel romanzo Rapino prosegue con la sua sperimentazione
linguistica, felicemente avviata con la trovata del linguaggio
"liboriano", cifra identificativa di Liborio Bonfiglio,
personaggio che si esprime attraverso un impasto, sapientemente
dosato dallo scrittore, di italiano e dialetto, un idioma
"guasto e meticciato" come l'ha definito più volte l'autore.
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