La regione Abruzzo si presenta
"senza difese, con piani vecchi se va bene, inesistenti se va
male, davanti alla sfida della salvaguardia dell'acqua, anche
quella potabile, cosa ancora più grave se consideriamo la crisi
climatica ormai scoppiata, situazione che nel bacino del
Mediterraneo avrà conseguenze drammatiche sulla disponibilità di
acqua". A sostenerlo è il portavoce del Forum H2O, Augusto De
Sanctis.
"Per tutelare il patrimonio idrico - spiega all'ANSA - è
fondamentale gestire correttamente il territorio, cioè quello
che è avviene sui terreni dove l'acqua si infiltra per
alimentare le falde. Idem le aree circostanti i fiumi. Vediamo
spuntare nuove cave autorizzate in aree di fondamentale
importanza per le acque sotterranee perché la regione non è
riuscita ad approvare un Piano cave, obbligatorio dal 1983. Idem
per la carta e le relative misure per le Aree di salvaguardia,
prevista dal 2006 e per la quale sono state spesi 440 mila euro
di fondi pubblici, ad oggi inutilmente".
"Il Piano paesistico regionale, che disciplina l'uso del
suolo - ricorda De Sanctis - è vecchio di decenni. Il Piano di
tutela delle Acque è invece nato già vecchio, nel 2011, e si è
rivelato, come avevamo ampiamente denunciato allora, del tutto
inadeguato ad affrontare i gravissimi problemi dei nostri fiumi
e delle acque sotterranee".
"La verità - sottolinea - è che gli apparati regionali e gli
amministratori vogliono avere le mani libere gestendo le
pratiche e i progetti, dalla cave ai progetti edilizi, dagli
scarichi delle singole fabbriche alle attività agricole, uno
alla volta senza avere una pianificazione generale che ponga
limiti all'abuso del territorio e, di conseguenza, delle acque.
Peccato che così facendo si condanna la regione alla crisi
idrica permanente".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA