La partecipazione delle donne al
mondo del lavoro ha un potenziale per il Paese compreso tra 50 e
150 miliardi di euro in termini di Pil. In Italia le opportunità
di carriera e stipendio per le donne sono ancora inferiori
rispetto a quelle degli uomini. All'interno di società quotat,
soltanto 1 ceo su 10 è donna e in politica la situazione non è
molto differente: le donne ministro e le parlamentari sono solo
3 su 10. Inoltre il pay gap medio in Italia nel settore privato
è del 21%, tra i valori più alti d'Europa; questo numero cresce
ulteriormente all'avanzare del percorso di carriera.
E' quanto emerge dall'indagine sulla diversity nei luoghi di
lavoro "L'Italia non è (ancora) un paese per donne", realizzata
da Bain & Company Italia intervistando le prime linee di oltre
40 aziende, che impiegano in totale più di 350.000 dipendenti
solo in Italia.
Intevervenuta alla presentazione dell'indagine, Fabiana Dadone,
ministro per le Politiche Giovanili, ha sottolineato che "Le
Istituzioni hanno un ruolo fondamentale sotto il profilo della
parità di genere: oltre a supportare attivamente, come previsto
dal PNRR, entrambi i genitori nella gestione delle incombenze
familiari per poter meglio conciliare la vita professionale, il
Governo può e deve dare l'esempio". "In questi anni la politica
ha iniziato a farlo, prevedendo le quote di genere e una
percentuale di rappresentanza femminile. Tuttavia, finché ci
sarà necessità di imporre delle quote, vorrà dire che
effettivamente non avremo superato questo ostacolo culturale che
ci penalizza molto. E finché non ci sarà parità stipendiale e
culturale, l'ostacolo rimarrà" ha aggiunto Dadone.
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